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Al Rotary Club Valsesia presentata la figura del disability manager

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Patrizia Rizzolo, Presidente del Rotary Club Valsesia, ha aperto la serata dedicata a: “La figura del Disability Manager fra buone prassi e prospettive, lo sport come facilitatore”, con relatrici Cecilia Cerra e Francesca Vinzio, ricordando che il Rotary International sta dedicando molto impegno alla tematica DEI, ovvero i principi di Diversità, Equità e Inclusione ed ha anche definito un codice deontologico con il quale si chiede ai soci del Rotary di: Usare un linguaggio rispettoso, Essere solidali, Promuovere un ambiente accogliente e inclusivo, Celebrare la diversità: “In nome di questi valori rotariani è nata la serata dedicata all’inclusione”.

Cecilia Cerra, psicologa del lavoro, Head of Corporate Social Responsability di Loro Piana – che oggi fa parte del Gruppo LVMH, leader nei prodotti di lusso e di alta gamma presente in tutti i principali mercati nel mondo – Sustainability Manager (figura professionale alla quale viene demandata una funzione preventiva e strategica in linea con le più recenti novità normative ambientali, energetiche e di sicurezza finalizzata alla promozione di investimenti, politiche e iniziative sostenibili), e Francesca Vinzio, laureata in Scienze dell’Educazione, che ha frequentato corsi di specializzazione per acquisire il titolo di Disability Manager, professionista che lavora in Loro Piana nel campo della disabilità, referente e fondatrice dell’associazione Passeportout: “Tanti team, un’unica squadra”, dove la pratica sportiva fa acquisire competenze trasversali da utilizzare anche nella vita quotidiana, hanno spiegato che la dimensione sociale dello sport si declina bene in ambito lavorativo, dove a fine 2019 è nato il Polo Circol-Abile, dalla duplice anima: “Dare una seconda vita agli scarti e creare opportunità professionali di lungo respiro”.

La Cooperativa Sociale di Natura B, Orso Blu è l’interlocutore di Francesca Vinzio, responsabile del progetto di inclusione che da due anni vede coinvolti sette ragazzi disabili, in forza a Orso Blu, impegnati nel lavoro di recupero, sbrandizzazione e riuso di materiali pregiati del brand del lusso, e Cecilia Cerra, Responsabile Corporate Social Responsability di Loro Piana. Il Polo Circol-Abile è stato il primo progetto in Regione Piemonte avviato utilizzando l’articolo 14 della legge 276, uno strumento innovativo ancora poco conosciuto, che consente alle aziende di effettuare una parte delle assunzioni obbligatorie previste dalla legge 68 /99, affidando una o più commesse a cooperative sociali di tipo B che, per svolgere il servizio esternalizzato, assumono lavoratori disabili iscritti alle liste del collocamento mirato.

Cecilia e Francesca hanno spiegato che è stato promosso un cambiamento culturale per insegnare a tutti i dipendenti di Loro Piana a superare l’approccio normativo e stigmatizzante e, all’opposto, a considerare costruttivamente le abilità e le competenze dei lavoratori disabili e il contributo che, se opportunamente incluse e valorizzate, possono portare all’organizzazione: “Il successo di questo progetto è dovuto a vari fattori: il primo è l’aver saputo cogliere le competenze delle persone con disabilità e averle sapute valorizzare ed indirizzare su attività effettivamente utili, ma considerate a basso valore aggiunto e perciò esternalizzate. Un secondo fattore di successo riguarda la realizzazione degli spazi di lavoro nel cuore di uno degli stabilimenti: questo ha permesso di poter osservare nell’esperienza diretta l’impegno e la performance dei lavoratori con disabilità generando un terreno di curiosità, dialogo, scambio di competenze e un clima via via sempre più inclusivo. Partiti con l’attività di preparazione degli articoli obsoleti per la donazione (affinché potessero essere donati alle organizzazioni del terzo settore in tutto il Mondo), la creazione di un team coeso e il riconoscimento organizzativo dell’utilità del lavoro svolto, ha permesso di ampliare via via le attività che oggi spaziano dal riuso di materiali per la rivisitazione di oggetti aziendali, in una prospettiva più sostenibile, alla creazione di gadget destinati a uso interno. Si sono poi aggiunte altre attività come l’organizzazione dell’archivio digitale, un progetto centrale per l’azienda che aveva bisogno di digitalizzare il suo patrimonio di cinquemila capi fisici”.

Gli obiettivi per rafforzare il progetto in futuro sono diversi: redigere un bilancio al pari di tutte le altre funzioni, fare un’analisi di impatto sociale per comunicare quali siano i benefici che questa realtà può apportare al territorio, rafforzare la comunicazione esterna e consolidare ulteriormente il progetto dal punto di vista organizzativo, diffondendo le competenze maturate grazie alla presenza del Polo in azienda. Il progetto è stato presentato anche nelle scuole, a dimostrazione che qualsiasi abilità è importante e ognuno possiede una peculiarità che lo rende unico.

Dopo aver ampiamente illustrato il Polo Circol-Abile, Cerra e Vinzio, sollecitate da alcune domande poste dai soci rotariani, hanno spiegato come si può diventare Società Benefit: “Aziende che, nell’esercizio di un’attività economica, oltre allo scopo di dividerne gli utili, perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di persone, comunità, territori e ambiente, beni ed attività culturali e sociali, enti e associazioni e altri portatori di interesse, sposando un modello di business di sviluppo sostenibile, a minor impatto ambientale, e maggior impatto sociale”. Il modello Società Benefit è già stato adottato da molte aziende italiane, che l’hanno riconosciuto come strumento ottimale per essere pronte per affrontare le sfide del nuovo millennio: la Ponti da più di un anno è certificata come Azienda Benefit.

La Presidente del Rotary Valsesia ha concluso l’interessante serata osservando che “Bisogna fare i conti con un contesto in cui l’aspetto diversità farà sempre più parte della vita quotidiana e capire che la sostenibilità è un percorso e una impostazione mentale. Questi ragazzi del progetto hanno capito di avere un posto nel mondo”.

 

Piera Mazzone

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