Attualità
“An gir par Varal” con i Cireseui
VARALLO – Varallo cittadina multiculturale, “porto montano” cui approdarono nei secoli genti e culture diverse, che convivono in un presente armonioso: questa insolita descrizione della capitale culturale ed artistica della Valsesia, è stata la premessa per scoprire, passeggiando per strade e piazze, una Varallo, meno conosciuta, forse meno “glamour”, ma profondamente autentica nelle sue espressioni e nei suoi abitanti.
I Cireseui è un’Associazione nata a Varallo, presieduta da Elena Orsolano, avvocato amministrativo, con un piede a Milano, cuore e famiglia in Valsesia. Il nome scelto deriva dalla poetica definizione degli emigranti Valsesiani, paragonati ai ciliegi selvatici che fioriscono all’inizio del disgelo, proprio come gli emigranti che ripartono per riprendere il lavoro all’estero dopo l’inverno.
Sabato 5 settembre i Cireseui hanno organizzato tre visite guidate alla scoperta dei luoghi di Varallo che celano storie legate alle diverse culture, come spiega la Presidente: “Volevamo dimostrare come Varallo sia un luogo di incontro e di accoglienza, fornendo informazioni interculturali che aiutassero a vivere e a comunicare nel modo più corretto possibile: oggi in più luoghi si studia l’interculturalità a livello locale, facendo ricerche sulle differenti influenze culturali che si sono susseguite nei secoli”. La passeggiata iniziava dalla stazione, dove nell’Ottocento arrivavano i viaggiatori del Gran Tour, ma dalla quale spesso gli emigranti partivano per mete lontane, a Piazza Vittorio, dove si è fatto il punto sulle nuove comunità che si sono create a Varallo: marocchini, rumeni, ucraini, spingendosi poi verso la regione di Sottoriva per ricordare la presenza degli sfollati nel periodo della guerra. Alla Scarpiola forte era la presenza produttiva dei “Rimelli”, mentre, nella la zona della Manifattura Rotondi, c’era il Convitto per le operaie, le “putèle” provenienti dal Veneto e dal meridione. Oggi, nel cuore della vecchia Varallo, nel 2012 è stato aperto il Centro Culturale Islamico, in locali concessi in uso dal Comune alla nutrita e variegata Comunità islamica, per creare un luogo di aggregazione culturale e di preghiera, così come viene inteso nel Corano.
Zeinab Gad-Allah, che dal 1983 è in Valsesia e lavora attivamente per l’integrazione, con il responsabile del Centro, ha accolto i visitatori nell’ampio cortile interno, offrendo thè alla menta e dolci tipici, spiegando la composizione e l’origine della Comunità islamica varallese, composta attualmente da circa quattrocento persone, appartenenti a quarantotto nazionalità: “Qui a Varallo l’integrazione funziona meglio rispetto ad altri paesi e città: in un contesto di rispetto e di armonia c’è stato un buon inserimento di tutti nel tessuto sociale e le rispettive diversità si sono trasformate in arricchimento reciproco”. Al termine della presentazione Zeinab ha accennato al periodo difficile che stiamo ancora vivendo a causa del Coronavirus, che però ha contribuito a creare un maggior spirito di solidarietà, unità e collaborazione, in nome della comune umanità.
Dopo la presentazione, a gruppi di due per volta, è stato possibile visitare l’interno del Centro, con i locali per le abluzioni rituali, che precedono le sale della preghiera e lo spazio utilizzato per la scuola, dove si insegna l’arabo e la cultura islamica: “Per non fare delle nuove generazioni degli sradicati senza storia”.
Piera Mazzone
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