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«Bar to Bar»: da Barbaresco a Barolo

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«Bar to bar» è un Itinerario escursionistico ad anello che si snoda nelle Langhe regalando scorci panoramici sino al vicino Roero lungo strade bianche, sentieri boscosi e tratti asfaltati a bassa percorrenza. Il nome «Bar to Bar» richiama i due punti di forza dell’itinerario, ovvero le due zone vitivinicole del Barolo e del Barbaresco interamente attraversate dal tragitto e protagoniste insieme alla coltivazione dei noccioli dell’alta Langa e al tartufo di questa esperienza.
L’anello ha uno sviluppo di circa 135 chilometri con un dislivello positivo di oltre 3.000 metri e può essere percorso in entrambe le direzioni con partenza da qualunque località. Si può affrontare in 6-7 giorni a seconda della condizione fisica; per questioni logistiche mia moglie Stefania e io siamo partiti da Alba suddividendolo in sette tappe e con pernottamenti nelle località intermedie di Treiso, Castino, Niella Belbo, Roddino, Monforte d’Alba e Verduno. Ogni tappa è pressoché caratterizzata da saliscendi continui e con distanze variabili dai 16 ai 25 chilometri, difficile è la suddivisione in frazioni omogenee.
Durante ogni tappa è bene dotarsi già alla partenza di una buona scorta di acqua e cibo a causa della difficoltà di reperirne durante il percorso e solo in corrispondenza dei centri abitati, dove, per contro, notevole è la disponibilità di punti di appoggio quali B&B, agriturismi, osterie e ristoranti.
Ogni tappa è distinta da paesaggi sempre diversi e mai monotoni che alleggeriscono la fatica dell’incedere: Cravanzana, considerata la capitale della nocciola dove altissima è la concentrazione di questa prelibatezza che ha reso rinomata la Ferrero; Barolo, piccolo paese conosciuto nel mondo per avere dato i natali «al re dei vini, il vino dei re», che esige 38 mesi di invecchiamento di cui 18 in fusti di rovere; Barbaresco, località altrettanto affascinante e curiosa che merita sicuramente una sosta; La Morra, per raggiungere la cui piazza occorre affrontare la salita più difficoltosa dell’intero anello ma che regala per contro il belvedere migliore sull’intera Langa.
Un ulteriore valore aggiunto di questo generoso territorio, caso mai ce ne fosse bisogno, è rappresentato dal tartufo d’Alba, fungo ipogeo impossibile da coltivare e reperibile nei pressi di querceti, pioppeti, noccioli e solo grazie alla fortuna e alla maestria dei cani da tartufo, senza l’ausilio dei quali sarebbe improbabile riuscire a scovare!
Indimenticabile poi l’aspetto gastronomico, una cucina semplice e comunque gustosa nata dalla necessità di confortare il palato dopo una dura giornata lavorativa nei campi: vitello tonnato, plin e tajarin, brasati, bolliti, bagna cauda fanno da denominatore comune in tutti i ristori che si incontrano. Zona ad alta vocazione turistica straniera e italiana, è buona regola prenotare in anticipo i vari pernottamenti.
Che dire di più, se non che il meteo è stato in gran parte dalla nostra eccetto un’unica giornata di pioggia incessante che ci ha obbligati a variare l’itinerario prediligendo strade asfaltate meglio percorribili. Rimane per noi il ricordo di una emozionante esperienza non lontana da casa, un luogo ameno consigliabilissimo a tutti gli appassionati di natura, gastronomia e buona armonia!

Flavio Facchinetti

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