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Economia circolare: da Colla, Monterosa 2000, una lezione (non di sci però) sulla «neve programmata»

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Prendendo le mosse dal pandemonio scatenato la settimana scorsa dallo scrittore Paolo Cognetti (ormai, roba passata, chi se lo ricorda più), il Comitato di Difesa del Sesia e dei suoi Affluenti ci aveva inviato una nota stampa a commento della querelle. Che in realtà il Comitato si limitava a sfiorare: partiva, sì, da lì per arrivare però a ben altro, nella fattispecie al «tentativo goffo di Mera che per tenere in piedi un turismo invernale distratto, mordi e fuggi, dimentica la propria coscienza ambientale e preleverà l’acqua dal nostro Sesia per portarla con camion cisterna alimentati a gasolio a fabbricare neve artificiale da spargere a bassa quota».

Come infatti scrivevamo sul Corriere Valsesiano in edicola venerdì 24 novembre , la novità relativa a Mera per la stagione 2023/2024 è che l’innevamento programmato consentirà di arrivare con gli sci in paese, a Scopello.

«Tu che scendi da casa per andare a lavorare, il Sesia lo vedi tutti i giorni: ti sembra che ultimamente la portata sia diminuita? No. Stiamo prelevando acqua ma il fiume neanche se ne accorge».
Andrea Colla, direttore amministrativo di Monterosa 2000, la società che gestisce le stazioni sciistiche di Alagna e Mera e alla quale evidentemente è diretta l’osservazione del Comitato di Difesa, ci fa un po’ il quadro della situazione.

«Diciamo subito che un progetto di questo tipo, con costi così importanti, stiamo parlando di 2 milioni e mezzo di euro erogati dalla Regione, prima di essere autorizzato passa sotto la lente di ingrandimento degli organi di controllo, che lo rivoltano come un calzino per verificarne i contenuti. Le concessioni di prelievo, altro fattore non trascurabile, le rilascia la Provincia. Quella di Vercelli, non è un mistero, è particolarmente ligia e severa in materia. La concessione però è arrivata, insieme a quelle di tutti gli altri enti preposti. Questo perché» spiega ancora Colla, «è stata provata la piena compatibilità tra il dato progettuale di prelievo e quello della portata del Sesia».

Ok. Ma l’impatto ambientale?

«E’ pari a zero. L’impianto di presa dell’acqua è inserito sotto il ponte di Pila, ben mimetizzato. Le pompe sono a immersione, e mobili: vengono cioè calate all’atto del prelievo e poi ritirate. L’acqua estratta la pompiamo fino al bacino idrico a cielo aperto che a Mera già esisteva».

Ok. Era proprio necessario? (l’ho chiesto io a Colla facendomi portavoce di chi forse glielo vorrebbe chiedere ma trova più comodo rivolgersi ai social).

«Il progetto di innevamento artificiale l’abbiamo voluto per un motivo semplicissimo: l’acqua che Mera ha in quota è pochissima e non permetterebbe mai di produrre neve per inaugurare la stagione in tempi accettabili, a inizio dicembre cioè. L’impianto serve a innevare la stazione dai 1.500 ai 1.700 metri. Già che c’eravamo, fatto 30 facciamo 31: e, con un’ulteriore opera assolutamente marginale nel contesto dell’intero progetto, abbiamo previsto l’innevamento programmato anche per la parte bassa. Dove, altro punto da considerare dandogli il giusto peso, regna un microclima che garantisce, un volta prodotta, di mantenere la neve fino al termine della stagione: si eviteranno così tra l’altro code a scendere con la seggiovia quando, a fine giornata, tutti rientrano a Scopello praticamente nello stesso momento».

Ok. Crisi idrica, siccità… ci avete pensato? (idem come sopra).

«Noi preleviamo l’acqua in Sesia a novembre e dicembre, quando l’agricoltura non ne ha bisogno. E la rilasciamo, pulita, in primavera, pronta per essere utilizzata dal settore agricolo».

Ok. Pulita? Niente additivi chimici o robaccia?

«No. La neve artificiale la si fa con acqua e aria. Per legge non ci si può buttar dentro nient’altro. Per cui, appunto, la prendiamo pulita e nella stessa condizione la restituiamo».

Ok.

«Aria e acqua» aggiunge in autonomia Colla, «ma anche, chiaramente, energia. E quella utilizzata dalla Monterosa è al cento per cento sostenibile. In parte autoprodotta con la centrale di Pianalunga, in parte acquistata da un’azienda valdostana che ce la fornisce accompagnata da certificato di garanzia sulla sostenibilità. Insomma, produciamo energia, prendiamo l’acqua dal Sesia, ci facciamo la neve programmata per far sciare gli appassionati e incentiviamo il turismo invernale che altrimenti da noi avrebbe poche alternative, lavorano gli impianti, le strutture ricettive e le attività commerciali, e la montagna vive. Si chiama “economia circolare”».

Ok. Ormai però il direttore Andrea Colla è lanciato: «Riconosciuti esperti del settore, ma anche – pensa – qualcuno tra chi ci contesta, continuano a ripetere che per contrastare la crisi idrica è fondamentale trattenere l’acqua in montagna, stoccarla ad alta quota. Che è poi esattamente ciò che stiamo facendo noi».

Per tutti i dettagli, anche tecnici, del progetto si veda il sito alpedimera.it che spiega benissimo e in maniera accessibile a chiunque.

 

Luisa Lana

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