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Ghemme, 43 persone positive in paese

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La notizia che i ghemmesi più temevano e che mai avrebbero voluto ascoltare è arrivata dal sindaco Davide Temporelli nella serata di Pasquetta durante l’aggiornamento via social sulla situazione Covid-19 nel nostro territorio. «Dei 43 casi positivi 23 sono alla casa di riposo, 14 i ghemmesi in isolamento e 3 le persone dimesse dalla struttura sanitaria».
23 dunque i casi positivi all’interno della Fondazione Istituto della Provvidenza. Il dato è emerso dopo che tutti gli ospiti sono stati sottoposti a tampone nei giorni scorsi: positivi e asintomatici è stato l’esito.
«Non sappiamo come sia entrato il virus Covid-19 nella nostra struttura», commenta Mauro Imazio Agabio, il presidente dell’Istituto, «probabilmente quando la struttura era ancora aperta alle visite da parte di tutti, nonostante la tempestività dei provvedimenti limitativi. Come accertato anche dai NAS che hanno visitato la struttura il 24 marzo scorso: dal 24 febbraio sono state limitate a poche ore al giorno le visite dei parenti, successivamente è stato vietato l’ingresso ai volontari e dal 9 marzo la struttura è stata completamente chiusa per tutti a esclusione degli operatori interni, provvedimento che ho rispettato anch’io. Avevamo scelto di far entrare meno persone possibile, quindi anche le impiegate, grazie alla tecnologia e a internet hanno lavorato e stanno lavorando principalmente da casa. Dal 10 marzo sono stati adottati appositi protocolli quali la costante misurazione della temperatura degli ospiti, segnata su apposito registro. Si è creato un reparto apposito per chi presentava anche il più piccolo sintomo di contagio e gli operatori hanno adottato le misure di protezione individuali. Tutte le misure adottate hanno avuto l’approvazione dei N.A.S., praticamente più di così non si sarebbe potuto fare».
«Dispiace soprattutto per la sofferenza cui vanno incontro i nostri ospiti, che si sentivano tranquilli proprio perchè isolati» prosegue Imazio Agabio «Il problema delle Residenze Sanitarie Assistite è che non si è data la possibilità di fare i tamponi subito e il virus ha potuto circolare liberamente; il contagio è dilagato probabilmente già da fine febbraio e non solo da noi qui a Ghemme, ma in quasi tutte le altre strutture del territorio, (Borgomanero, Invorio, Pogno, Novara, e tante altre). Nonostante avessimo preso per tempo tutti i provvedimenti necessari, ancor prima che fossero obbligatori, non è stato sufficiente».
«Dispiace, ripeto, per i nostri ospiti» aggiunge «La mancata tempestività nella verifica della diffusione del Covid-19 tramite tamponi non ha permesso di affrontare da subito l’emergenza sanitaria. Anche i provvedimenti adottati in struttura con l’isolamento dei sintomatici e l’inserimento ove possibile in camere singole sono serviti a poco». Con l’attuale situazione i positivi sono stati sistemati tutti in un reparto apposito per essere meglio seguiti.
Sempre in tema di tamponi non eseguiti il presidente sottolinea che «Sarebbero stati da fare subito i tamponi anche agli operatori; invece li faranno solo domani [martedì 15 aprile- ndr]. E si manifesta un grande rischio: se tutti o quasi gli operatori saranno dichiarati positivi non so come potrà fare la cooperativa per le sostituzioni. Questo è un problema nel problema».
Intanto in un lasso di tempo piuttosto breve nelle scorse settimane sono mancati almeno una decina di anziani ricoverati.
«Diciamo che qualcuno più avanti negli anni probabilmente è deceduto per cause naturali legate alle sue patologie» osserva Imazio Agabio, «però non abbiamo avuto modo di saperlo. Troppi i casi, soprattutto nelle RSA piemontesi e nel nostro territorio».
Di emergenza in emergenza, per la struttura è inevitabile considerare anche il risvolto economico. «Infatti per noi sarà anche questo un problema. Entrano meno rette, e abbiamo dovuto affrontare spese non indifferenti per sanificare gli ambienti e dotare gli operatori dei DPI; stiamo sanificando tutta la struttura con interventi ciclici a distanza di una settimana – quindi ne faremo tre o quattro per una sanificazione completa. Dopo ogni sanificazione occorre pulire ogni cosa; quindi oltre ai costi per dispositivi di protezione individuali che nella nostra struttura sono stati subito adottati e fortunatamente mai mancati grazie a tante generosità da parte di varie persone, e all’interessamento del Sindaco e della ditta Ponti, però nonostante questo il virus è dilagato. La ditta Ponti Spa ci aiuterà anche per gli interventi di sanificazione della struttura e di questo siamo estremamente grati. Come desidero esprimere una immensa gratitudine agli operatori, alcuni di loro si stanno oltremodo sacrificando in questo periodo a beneficio degli ospiti».

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