Attualità
Il vallone di Giovanchera a Carcoforo
CARCOFORO – A distanza di quasi 10 anni torniamo con i collaboratori del nostro gruppo nel vallone di Giovanchera, uno tra quelli che, a ventaglio, si aprono attorno alla conca di Carcoforo.
Due gruppi hanno riproposto la segnaletica sui due itinerari principali (116 e 117), mentre un terzo ha provveduto alla mappatura di quel che resta del sentiero che raggiunge l’alpe Pisse Brutte e il Colle delle Pisse. Il vallone prende il nome dai due alpeggi di Giovanchera Bella e Giovanchera Brutta che si fronteggiano sui due lati del torrente omonimo dopo circa un’ora di cammino. Come, e forse più, degli altri valloni contigui presenta un ripido tratto incassato, quindi la zona dei pascoli, divisa in successivi limitati ripiani, per innalzarsi infine con una serie di placconate rocciose alternate a ripide fasce erbose. L’itinerario principale raggiunge un passaggio sulla cresta impropriamente chiamato Colle della Miniera che in effetti è un intaglio sulla cresta nord della vicina cima del Palone del Badile.
I due passaggi sono collegati da un ardito percorso attrezzato con corde fisse e dedicato a Carlo Genoni di Busto Arsizio, scomparso sulle Alpi Apuane: al punto di valico, due targhe ricordano lui e Giuseppe Frontini ideatore del percorso.
Sul versante opposto il sentiero, dopo essere passato nei pressi dei resti delle miniere, scende a Macugnaga. Nella parte valsesiana il sentiero porta il numero 117, richiede l’impegno di circa quattro ore di cammino, presenta un notevole dislivello e un tratto finale decisamente ripido, agevolato da due corde fisse. Dall’itinerario principale si dirama un percorso più corto e con minore dislivello, il 116, che dai pressi dell’alpe Badile raggiunge la bocchetta omonima e scende a collegarsi al sentiero del Colle della Bottiggia (113) poco a monte del Rifugio Massero.
Con questo si può tornare a Carcoforo effettuando un interessante giro ad anello. Ancora, dai pressi dell’alpe Busacca del Badile si stacca una traccia che era stata segnalata con il numero 119 e che un nostro gruppetto ha provveduto a mappare col gps ma che non riteniamo più opportuno segnalare per le cattive condizioni del percorso che si svolge in una conca ormai abbandonata, testimonianza di un mondo un tempo vitale che sta svanendo, la cui traccia sarà comunque inserita nel sito Cai Varallo per mantenerne la testimonianza.
I primi due itinerari sono tuttora discretamente praticati mentre il terzo, per l’abbandono in cui è finito, è sconsigliato. Tutti si snodano in un ambiente alpestre di crescente suggestione mano a mano con il procedere verso l’alto: si susseguono zone boscose, alpeggi ancora caricati, altri dimenticati, gerbidi montani che si esauriscono su erte lastronate rocciose alternati ad arditi canali erbosi.
Un ambiente che offre tutte le caratteristiche di un percorso di alta montagna, degno di essere visitato e apprezzato.
Per la commissione segnaletica
del CAI Varallo Elio Protto
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