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«Impara nella natura»: scuola e lezione all’aperto per i bambini di Boccioleto

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BOCCIOLETO – Il progetto si chiama «Impara nella natura» ed è partito a settembre 2020 all’IC di Quarona nella sua articolazione come Scuola infanzia di Boccioleto.

«Impara nella natura», appunto, il che si traduce in una «scuola all’aperto»: letteralmente, cioè, maestre e bambini trascorrono gran parte della giornata fuori dall’aula, e naturalmente fanno lezione, con un approccio diverso, chiaro, ma sempre di didattica si parla, anzi, questo particolare «ambiente di apprendimento» coinvolge ancora di più gli alunni stimolandone la curiosità e l’interesse che «distribuisce» lungo più direzioni.

«Insegno da oltre trent’anni» dice Miriam Ceruti, cui si deve la stesura prima e la realizzazione dopo del progetto. «Sono stata ad Alagna; poi, grazie all’indimenticabile amico e collega Pierangelo Carrara, mi sono trasferita, con grande soddisfazione, a Boccioleto. Ho sempre sostenuto che la scuola, fin dalla Materna, deve promuovere una metodologia innovativa, consentendo ai bambini di uscire, vedere, guardare, toccare. Dopo i lunghi mesi di isolamento della primavera scorsa, le difficoltà e il sacrificio che la DAD ha imposto a tutti e forse specialmente ai più piccoli, avevo pensato fosse venuto il momento di dare un’opportunità nuova ai nostri bimbi, già enormemente penalizzati dalle restrizioni anti covid».

«Anche sulla scorta di quanto alcune colleghe mi avevano riferito sull’esperienza di una scuola di Veglio, nel Biellese, che sta portando avanti, e con successo, un progetto simile» continua la maestra Miriam, «mi ero decisa a frequentare alcuni webinar di formazione, al termine dei quali ho presentato la mia idea: ai genitori, al preside dell’Istituto comprensivo, all’amministrazione comunale di Boccioleto. Mi hanno subito appoggiata, tutti, senza riserve né dubbi o incertezze».
Insomma, campo libero per iniziare fin da settembre con una scuola «all’aperto»: «Esatto» aggiunge Miriam Ceruti, «subito in classe, ma poi, intorno alle 10, 10,15 si esce. Per il primo mese, contestualmente all’inserimento dei più piccoli, siamo rimasti in paese. Poi, da ottobre, siamo partiti alla scoperta delle frazioni. Propedeutici a tutta questa attività, molto varia tra l’altro, sono stati alcuni sopralluoghi sul territorio che ho fatto a fine estate per rendermi conto di dove avremmo potuto portare i bambini in piena sicurezza. Ho illustrato il progetto anche ai Carabinieri, alla Forestale e ai Guardaparco: ho ritenuto fondamentale che tutti ne fossero a conoscenza».

Come è strutturata, in pratica, una giornata scolastica?
Da settembre a dicembre, si è svolta per il grosso delle ore en plein air: la mattina, fin verso le 12,30 per poi rientrare in classe e sedersi in mensa, ma in qualche caso, se il programma richiedeva di star fuori più a lungo, maestre e bambini si portavano il pranzo al sacco da casa. Nel pomeriggio, mentre gli alunni di tre anni restavano a scuola per il sonnellino, gli altri proseguivano le attività “in esterna”.

«Nelle nostre uscite» spiega ancora l’insegnante «abbiamo sempre potuto contare sulla collaborazione del Comune, che mette a disposizione, d’intesa col gestore, gli spazi del centro sportivo, e dei boccioletesi: volta per volta, a seconda di dove facciamo lezione, rappresentano importanti punti di riferimento, per una pipì che scappa, per un bicchiere d’acqua, per qualsiasi cosa serva i nostri concittadini ci sono, ed è davvero molto bello sentirli così vicini e condividere con loro le nostre emozioni».

L’approccio, in questo tipo di attività, è scientifico: «Sì, i bambini fanno esplorazione, osservazione, analizzano. Pensa quale differenza corre tra disegnare e colorare un albero in aula, seduti al banco, e farlo in mezzo al bosco, dove l’albero ce l’hai davanti agli occhi, puoi accarezzarlo, sentirne il profumo: vengono amplificate le sensazioni, si lavora sulla sensibilità. Un’altra cosa che noi maestre abbiamo notato è la ricaduta più che positiva sulle capacità di socializzazione che i nostri piccoli manifestano, pur abitando in frazioni diverse, piccole, nelle quali il numero di residenti è molto basso. I bambini interagiscono tra di loro e con gli altri in maniera fantastica».

Spazi esterni quindi da rivalutare e da «inserire» nella programmazione didattica, quindi: «Sicuramente» dice la maestra Miriam. «I nostri alunni, che tra l’altro appena arrivano in classe la mattina ci chiedono “ma quando usciamo???”, si muovono liberamente quando sono fuori dall’aula, affinano le abilità motorie, imparano a formulare ipotesi su quanto vedono e sentono. Camminano volentieri, anche più della mia collega Pia e di me, mostrano curiosità e si lasciano coinvolgere da ogni stimolo che incontrano. Davvero lo spazio esterno è, e lo riconoscono le indicazioni nazionali in materia di pubblica istruzione, il miglior ambiente di apprendimento. Noi maestre siamo felici dei risultati che stiamo ottenendo, sono felici i bambini. E io ringrazio chi ci ha sostenuti in questa splendida avventura, il preside Portalupi che ha creduto in questo progetto, così come i genitori e l’Amministrazione comunale».

Da gennaio a marzo le uscite si alterneranno alle lezioni in classe, dove gli alunni cominceranno ad avvicinarsi alla scrittura, alla lettura e al calcolo. Poi si ricomincerà a uscire regolarmente, anche per leggere poesie e ascoltare racconti. «La Valsesia ci offre la possibilità di avere la natura appena fuori dalla porta di casa e pure di scuola: perché non approfittare di questo meraviglioso dono? Il bosco è un luogo in cui chiaramente si può giocare ma anche fare ricerche, approfondire. E questo i nostri piccolo stanno imparando a farlo, esattamente come imparano a godere delle bellezze che hanno intorno.. Questo progetto mette il bambino al centro di tutto» conclude Miriam Ceruti.

«Ultimamente la nostra scuola» ricorda il sindaco Walter Fiorone «è diventata ancora più bella. Spazi maggiormente fruibili, riscaldamento a pavimento, che presenta tutta una serie di vantaggi. E poi questo progetto di lezioni all’aperto costituisce davvero un valore aggiunto. E’ proprio un piacere guardare quella fila di bambinetti, attrezzati con quel che serve, abbigliamento e materiale, transitare lungo le vie del paese e delle frazioni, raccogliere foglie e castagne, giocare con la neve: un serpentone colorato che mette allegria riempiendo di gioia la nostra Boccioleto. I giovani, del resto, sono il nostro futuro, e poter contribuire alla loro formazione per noi è importante e gratificante».

Infine, le considerazioni di Rosaria Viani: oltre a essere vice sindaco, è la mamma di un bimbo che frequenta la Scuola infanzia di Boccioleto e che quindi partecipa al progetto: «L’esperienza è veramente molto bella, le attività all’esterno piacciono tanto ai bambini, che mostrano interesse e curiosità. E noi genitori, vedendo i nostri figli felici, non possiamo che essere contenti. Anzi, alcune famiglie che fino all’anno scorso pensavano di iscrivere i loro piccoli a Scopello, appena hanno saputo del progetto e ne hanno conosciuti i dettagli, si sono decise per Boccioleto».

E, particolare da non trascurare, i giovani alunni delle maestre Miriam e Pia non si ammalano mai: sarà che stare all’aria aperta aiuta a rinforzare le difese immunitarie?
«Qualche giorno fa è venuto a farci visita il medico dell’Istituto Comprensivo» ricorda infatti la maestra Ceruti. «Ha trovato i bimbi in piena salute: la nostra è l’unica scuola in cui, da quando è cominciata la pandemia, non si è mai registrato un caso di positività… ».

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