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L’avv. Luciano Gualdi relatore per un convegno a Oleggio

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L’avv. Luciano Gualdi relatore per un convegno a Oleggio

OLEGGIO – Venerdì 11 ottobre nel teatro di Oleggio si è tenuta la conferenza dal titolo «Da occupatori a combattenti per la libertà. La divisione partigiana Garibaldi in Montenegro e il contributo degli Alpini». Il convegno ha visto partecipare tra i relatori l’avv, varallese Luciano Gualdi, il cui padre, Giovanni, era stato sottufficiale del’Artiglieria Alpina. L’avv. Gualdi ci ha inviato alcune sue riflessioni che qui di seguito riportiamo.

L’avv. Luciano Gualdi relatore per un convegno a Oleggio

«Ci sono pagine di storia eroica che ritengo debbano essere riscoperte. Dunque, ancora una volta mi sento in dovere di ricordare i valorosi ed eroici Partigiani della valorosa Divisione Garibaldi che per 18 lunghi mesi, dall’8 settembre 1943 all’8 marzo 1945, hanno combattuto in Montenegro (già parte della ex Jugoslavia), in situazioni estreme, contro i nazi tedeschi e gli ustascia fascisti. Già da giovane, dalla viva voce di mio padre Giovanni Gualdi (già sottufficiale dell’Artiglieria Alpina), ero venuto a conoscenza di molti tragici fatti di quel periodo. A seguito delle folli e infauste brame di conquista del governo fascista, alla fine del 1941 mio padre e molti giovani di leva, anche valsesiani, facenti parte della Artiglieria Alpina della Divisione Taurinense, furono inviati a conquistare il Montenegro. Ma cosa accadde e cosa fecero quei giovani valorosi italiani in terra balcanica dopo «il non chiaro» annuncio del Generale Badoglio dell’8 settembre del 1943? E qui mi riporto a un articolo pubblicato sul Corriere Valsesiano del 16 prile 1965 a firma dell’ex Caporale Garibaldino Donino (Nino) Chiara di Borgosesia, anch’egli reduce, come appunto mio padre, della «Garibaldi».

Un breve estratto dell’articolo apparso sul Valsesiano.

“La storia si descrive non con le parole tronfie di retorica ma con la semplice esposizione dei fatti. Raccogliere, però, in breve sintesi la storia scritta con il sangue nei 18 mesi di guerra combattuta in Balcania dalla Divisione Garibaldi è un lavoro arduo, improbo, quasi impossibile, anche per lo storico migliore. Sono fatti che noi Reduci Garibaldini superstiti conosciamo benissimo, perché li abbiamo vissuti e dei quali siamo stati parte e vita ma che moltissimi italiani ignorano completamente … Battesimo del fuoco.

La notizia dell’armistizio, 8 settembre 1943, colse i reparti della Divisione Taurinense a Niksic (Montenegro). Il comando tedesco impone agli italiani la consegna delle armi e il libero passaggio delle sue truppe. Si aggiungono le minacce … All’alba del 9 settembre i tedeschi fanno la loro comparsa … il Gruppo Artiglieria Alpina Aosta, prontamente schieratosi unitamente a formazioni di patrioti jugoslavi, reagiva e dominava con spirito eroico ogni difficoltà nonché superava ogni rischio imponendosi all’ammirazione di tutti … Con animo di veri soldati, ognuno comprimeva allora nel petto il dolore della sciagura toccata alla Patria … Tragica odissea. Poi, nel dicembre del 1943 incominciò, appunto, la tragica odissea, il martirio, il calvario della Garibaldi e in seguito furono mesi terribili … La fame.

I soldati cercano sotto la neve le bacche delle rose selvatiche e si nutrono di radici per far tacere la fame … Il Freddo. Ufficiali e soldati erano per lo più scalzi o avevano i piedi tumefatti, fasciati di pelle di pecora, le divise a brandelli; non tutti avevano la coperta per difendersi dalla tormenta. Si dormiva nei coni lasciati liberi dalla neve sotto i pini … Il tifoI. Neve, gelo, fame e alla fine di gennaio 1944 un altro terribile nemico: il tifo petecchiale… I soldati muoiono per congelamento, per esaurimento o perché in gravissimo stato di denutrizione; contro il morbo non si può fare nulla… Altri combattimenti. Nel febbraio 1944 … Nell’aprile 1944 … Nel luglio 1944 eccetera. Il bilancio consuntivo dei lunghi 18 mesi di guerra partigiana in Balcania è stato: su (circa) 22.000 uomini, 14.000 (circa) sono rimasti laggiù per sempre (morti), 3.500 tornano l’8 marzo del 1945, alcuni tornano dopo perché inquadrati nell’E.P.L..J., come specialisti e altri rimasero prigionieri dei tedeschi”. Cosi continuava Donino Chiara: “Vorrei che questo potesse rompere il silenzio su quanto fecero in Balcania questi italiani: straccioni, banditi, patrioti, soldati garibaldini, tutti generosi; tanto degni di onore quanto più hanno sofferto, in silenzio, affrontando sia i grandi rischi dell’attimo che fugge, sia i piccoli, continui, snervanti patimenti giornalieri di un’epoca che sembrava non dovesse finire… Con l’indomita volontà dei nostri Alpini della Taurinense e dei Fanti della Venezia e grazie al nostro valoroso comandante maggiore Carlo Ravnik (italianissimo)… così è nata per non morire nella memoria dei vivi la Garibaldi; prima grande unità del rinascente Esercito Italiano. Caporale Garibaldino Donino (Nino) Chiara, Borgosesia”

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