Attualità
Lozzolo: «A proposito del Castello e delle Cave…»
LOZZOLO – «L’economia di Lozzolo ha iniziato una trasformazione circa un secolo fa. La fiorente agricoltura gradatamente è stata soffocata dalle cave e dalle miniere di argilla, che ci hanno portati in un pericoloso vicolo cieco».
A parlare è Tiziano Sella, consigliere di minoranza della lista «Futuro Comune», che prendendo spunto dalle dichiarazioni del Sindaco Roberto Sella in merito all’intenzione di procedere con il recupero del Castello, strettamente collegato all’economia di zona, traccia una riflessione sulla situazione attuale.
«Inizialmente, scavando con pala e piccone, i danni ambientali furono accettabili, e l’impiego di manodopera li compensava. Dagli Anni 70 in poi, la meccanizzazione con camion e ruspe ha fatto crescere a dismisura i danni ambientali, e la manodopera si è ridotta al lumicino» dice Sella «recuperi ambientali seri non sono mai stati fatti, e ora queste ditte sono moribonde e, come dimostrano le richieste di RM – Ricerche Minerarie, hanno fortissima convenienza a girare l’attività in discarica. La domanda che dovrebbe farsi l’Amministrazione Comunale non è più quanti posti di lavoro danno le cave, ma quanti ne hanno tolti».
Il consigliere si avvale anche delle valutazioni dell’agronomo Stefano Baldissera, componente della lista, che ha calcolato che «il 24 % del nostro territorio è stato occupato e devastato dalle cave. Una area così vasta, coltivata a vite come fu un secolo fa, darebbe da vivere agiatamente a venti o trenta famiglie».
«Fino a oggi le Amministrazioni comunali hanno assecondato le richieste di concessione. Cito per esempio la ditta RM, alla quale fu concesso il rinnovo della Concessione Fornaccio sia dal Comune che dalla Regione. La Regione e la ditta hanno perso la causa al Tar. La ditta ha fatto ricorso al Consiglio di Stato ed ha perso di nuovo la causa. Ultimamente la stessa ditta fa richiesta di nuova Concessione chiamata Fornaccio 2, come si esprimeranno di nuovo Comune e Regione? Ci aspettiamo di tutto» prosegue Sella «inoltre, il Piano Regolatore, modificato di volta in volta, vincola i proprietari dei terreni interessati con la concessione mineraria, svalutando i terreni stessi e rendendo rischiosi gli investimenti sugli stessi. Ora si torna finalmente a parlare del recupero del Castello, per impedirne l’ulteriore deterioramento: la scelta è obbligata, tra la realizzazione delle cave con rischio di discariche, o la valorizzazione dell’antico e prestigioso monumento, in quanto non è possibile tutelare entrambi. Se anni fa davanti al castello c’erano vigne lussureggianti, ora non solo sono sparite le vigne, ma anche le colline che facevano da anfiteatro al maniero, sostituite dalle voragini delle cave, queste ultime approvate e agevolate anche dalle Amministrazioni degli ultimi 12 anni. Non penso che si possa valorizzare il castello con di fronte la zona mine delle cave. A quanto pare, gli amministratori oggi sono giovani, ma le idee sempre vecchie, e sempre le stesse».
Immagine di archivio
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