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Maria Adriana Prolo, un prezioso «filo culturale» tra Torino e Romagnano

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ROMAGNANO – A 30 anni dalla scomparsa, avvenuta il 20 febbraio 1991, la figura di Maria Adriana Prolo è stata ricordata con una iniziativa frutto della sinergia fra le istituzioni culturali cui aveva dedicato la sua vita: il Museo del Cinema e il Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia.

Di storica famiglia romagnanese, esponente di spicco del panorama culturale italiano, la prof. Prolo sin dalla gioventù maturò interesse per la «settima arte» al punto che dal 1941 iniziò a raccogliere oggetti e testimonianze che dall’anno successivo, in alcuni locali presso la Mole Antonelliana costituirono il primo nucleo di quel polo museale oggi noto a livello mondiale e visitato da migliaia di persone nel luogo-simbolo di Torino.

Nonostante i molteplici impegni, seppe conservare un forte legame per Romagnano dove, con l’amica Fernanda Renolfi, si prodigò per creare, dal 1973, uno «scrigno» per conservare usi, costumi e tradizioni del territorio tra Bassa Valsesia e Colline Novaresi. Un progetto parso ai tempi «visionario», come ricorda Stefano Fanzaga (attuale curatore del Museo valsesiano) dando notizia dell’iniziativa volte a onorare la memoria della prof. Prolo. Ma anche un progetto che subito si fece concreto, con le testimonianze di cultura materiale raccolte e donate dalla popolazione e dalla stessa fondatrice. Aperto al pubblico dal 1975, il museo si è da allora costantemente rinnovato diventando perno di tante iniziative sul territorio. Dal 2006 è attivo a Villa Caccia e Fanzaga rileva una coincidenza: i due musei hanno infatti entrambi sede in edifici opera dell’Antonelli.

Il polo torinese ha ricordato la fondatrice con una mostra fotografica all’ingresso della Mole (visibile da via Montebello), e con la creazione di un’area dedicata: un’installazione multimediale ne ripercorre la vita e la carriera professionale, raccontando anche il rapporto con Romagnano e il Museo di Villa Caccia (grazie a materiali forniti dal museo stesso). Il miglior modo, conclude Fanzaga «per celebrare questa grande donna attraverso le sue creature, rinnovando il suo operato di giorno in giorno e tenendo vivo quello spirito di apertura e collaborazione che erano un suo tratto indelebile».

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