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Parone, “Tra rime… e musica” si è svolta la IX Rassegna di poeti locali

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PARONE – La rassegna poetica Paronese di mezz’estate è per i poeti valsesiani l’occasione per incontrarsi, leggere le poesie e ascoltare buona musica.

La Pro Loco, il 6 agosto, come ogni anno, ha organizzato la serata sotto il tendone invitando alcuni dei più rappresentativi poeti dialettali locali: Gianna Calderini di Bornate, Enzo Dalberto di Varallo, Fulvio Folghera, Marilena Rotti, Giorgio Salina civiaschese e Primo Vittone di Locarno. Ermes Pitto, Presidente della Pro Loco, ha curato la grafica del volumetto intessuto di poesie e immagini che fisseranno quest’estate paronese sotto al tendone.

Le poesie, edite ed inedite, incorniciate dalla musica, lette dagli autori sul palco paronese erano portate dal: “Vent” che solleva in un cielo limpido, ma: “Pensa…Pensa…!” riassume il nascere di quell’entità unica e misteriosa che chiamiamo poesia, n la sua lentezza tante cose potrebbe insegnare agli uomini frettolosi di un tempo segnato dalla visibilità a tutti i costi, anche attraverso: “Al tatuaggiu”, quasi che la vita non lasciasse abbastanza segni nel nostro cuore.

I ricordi si materializzano talvolta in manufatti che sembrano esistere da sempre, come: “La nosta funtana”, che pareva aver perso la sua funzione primaria, ma con un sapiente restauro ha recuperato il suo scorrere cristallino, che riporta le voci di tante donne che l’hanno utilizzata, come colei che viene ricordata in: “Salutant la Filumena”.

I giovani di oggi, come quelli di ieri, hanno i loro “riti collettivi”, che le generazioni precedenti non riconoscono perché sanno che purtroppo non è possibile cambiare il mondo e che, piano, piano: “Vèn nocc”. I ricordi di uno sciatore-alpinista in Val d’Egua, che fece un incontro particolare con la: “Madonna” dal Pioval, si allargano a quelli di: “Valsesia ferìa”, dal “Covid” dla natura, che nell’ottobre 2020 ha infierito duramente in valle, come se fosse: “El bal dj’umbrji”, che non si riusciva a far cessare se non tornando a: “Quandch’a j’era…” gugnin, tornando cioè puri di cuore come un bambino che s’affaccia alla vita e immagina che il futuro sarà tutto suo.

I poeti regalano versi e noi abbiamo il dovere di non far cadere quei sogni, perché sono sostenuti da Valori più saldi delle pile dei ponti travolti dalle acque, non soggetti alle altalenanti sorti della Borsa, non patrimonio di un Uomo o di una Comunità, ma liberi Cittadini di quel mondo migliore che si chiama: “Futuro”.

Roberto Fila, sensibile cantautore varallese, ha regalato alcune tra le più belle canzoni della tradizione valsesiana, da quelle tratte dalle poesie del Varchiggiu, ad altre del carnevale varallese, unendone due, molto divertenti e di attualità, scritte da lui nei mesi del Covid, sulle musiche di Bocca di Rosa e Margherita.

Ai poeti è stato donato il libro con le poesie e un diploma: il “Gerbiu”, Ivano Bondetti, ha aggiunto anche una copia del suo secondo libro di poesie: Frammenti di vita paesana.

Piera Mazzone

 

 

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