Attualità
Riaprono i rifugi “custoditi” del Cai Varallo
Prenotazione, distanziamento sociale, mascherina, igienizzazione sistematica delle mani: sono i quattro punti cardine di cui si chiede il rispetto agli escursionisti e alpinisti che frequenteranno i rifugi alpini del CAI Varallo. Le strutture sono riaperte per la stagione estiva: un impegno gestionale certo non facile che deve poter contare sulla collaborazione dell’utenza.
Diversa invece la situazione per i bivacchi e i punti d’appoggio, come possiamo leggere «I bivacchi e i punti d’appoggio hanno la porta aperta» dice Susanna Zaninetti presidente del Cai di Varallo «per garantire un loro utilizzo nell’emergenza ma, nell’impossibilità di eseguire le sanificazioni imposte dall’emergenza Covid, sono ufficialmente chiusi al pubblico per il consueto utilizzo. Siamo ben consapevoli delle difficoltà legate alla prevenzione da Coronavirus a cui andranno incontro tutti i nostri gestori dei rifugi custoditi durante la stagione estiva, ma siamo altrettanto sicuri che sapranno affrontarle con la professionalità e la competenza per cui si distinguono. Mi auguro che gli alpinisti e gli escursionisti che frequenteranno i rifugi rispetteranno le regole della prenotazione obbligatoria, del distanziamento, dell’igiene delle mani e dell’uso delle mascherine quando necessarie, così da non rendere ancora più complesso il lavoro dei gestori. A loro siamo grati per lo sforzo nel tenere aperti i rifugi perché questi sono motivo di orgoglio per la nostra sezione, apprezzati e conosciuti anche all’estero, ma soprattutto testimoni della storia della sezione e dell’alpinismo valsesiano».
Proviamo a immaginare cosa significa oggi, in tempi di Covid 19, aprire e gestire un’attività simile. Lo chiediamo, anzi, al titolare della MBG s.r.l, la ditta che gestisce in appalto i rifugi del Cai Varallo.
«Non è stata una decisione facile da prendere» dice il referente «perché la responsabilità è tanta. Riassumendo, devo dire che se ci siamo riusciti un particolare merito lo dobbiamo riconoscere anzitutto al colonnello della GDF di Vercelli Fabrizio Nicoletti, che ha effettuato personalmente un sopralluogo alla Capanna Margherita durante il quale sono emerse tutte le criticità. Il colonnello ha verificato personalmente se vi fosse una soluzione logistica che rispecchiasse le esigenze igienico sanitarie legate alla attuale contingenza. Di seguito siamo passati a una fase esecutiva nella quale sono risultati determinanti i ruoli della Regione Piemonte e della delibera regionale che ha sancito l’apertura della Capanna Regina Margherita, che in sintesi dice: pur non azzerando le limitazioni legate all’attuale emergenza Covid, la Regione Piemonte introduce parametri tali da permettere l’avvio della stagione. E’ soprattutto importante evidenziare come per la prima volta un rifugio non sia considerato solamente una attività commerciale, bensì un presidio di montagna evidenziandone l’indispensabile ruolo anche nell’ambito della sicurezza e del presidio territoriale. Importante è stato anche il ruolo del presidente della commissione nazionale gestione rifugi alpini del Cai Giacomo Benetti, della sezione Cai Varallo e del Comune di Alagna».
Il tutto è partito, quindi, in Piemonte, dal rifugio d’alta quota per eccellenza che è la Capanna Regina Margherita, poi sono stati coinvolti anche tutti gli altri rifugi alpini, equiparati per scopo, utilità e consentendone quindi l’apertura. La Regione Piemonte, che, a differenza delle altre Regioni autonome come la Val d’Aosta, aveva norme più restrittive e collegate rigidamente al decreto ministeriale che ne impediva l’apertura, di fatto si è adeguata con una deroga, adottando norme più oggettivamente idonee a questa realtà montana e allineandosi alle altre Regioni, consentendo di fatto l’apertura dei nostri rifugi alpini.
I rifugi del Cai Varallo sono quindi tutti aperti e operativi dall’ultima settima di giugno! Le regole, da parte dell’utenza, che devono essere rispettate in rifugio non si differenziano da quelle che generalmente regolano la vita a fondo valle quindi: prenotazione, distanziamento sociale, mascherina, igienizzazione sistematica delle mani.
«C’è molta collaborazione da parte degli alpinisti» prosegue il titolare della MBG «anche se in quota la mascherina è mal sopportata. Soprattutto teniamo conto del fatto che molti sono stranieri e ad esempio in Svizzera non vi sono norme come quelle che vengono imposte in Italia, per cui ogni tanto occorre ricordarle. Le difficoltà inizialmente sono state quelle di cambiare e impostare un nuovo sistema di gestione e somministrazione dei cibi, affinché non si creino assembramenti tra gli utenti. Sicuramente, in tutto questo contesto la perdita del 50% delle prenotazioni tradizionali non ci aiuta ma il problema più grosso resta l’abitudine, tutta italiana, di concentrare l’utilizzo dei rifugi nei fine settimana».
In buona sostanza la MGB spiega che gli stranieri occupano il rifugio volentieri anche su settimana, sfruttando meglio le giornate belle che il meteo offre e che non sono sempre di sabato e domenica. Soprattutto per cultura gli stranieri evitano di concentrare tutte le loro attività sportive nei fine settimana, evitando così i relativi disagi logistici dell’affollamento, oggi ancor più marcati.
«Anche perché» il conclude il gestore «spesso siamo obbligati a rinunciare a tante prenotazioni che invece in altri giorni della settimana sarebbero ben accette. Tutto questo va a discapito anche dell’utenza. Basterebbe prendere un giorno di ferie su settimana e tutto sarebbe più semplice per tutti. Chi vuole dedicarsi all’alta quota si prenda il tempo e rispetti i ritmi dell’alta quota, nell’interesse di tutti, anche quello dell’alpinista medesimo».
Infine la gestione dei rifugi raccomanda a tutti di non salire se vi è anche solo il minimo sospetto di non essere in piena forma fisica, per tutti i problemi che ne derivano comprensibilmente e che potrebbero vanificare gli sforzi sino a ora fatti per cercare di non chiudere completamente i rifugi in questa stagione 2020!
Per informazioni ricordiamo il sito www.rifugimonterosa.it
Ferruccio Baravelli
Foto commissione
fotocine cai varallo
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