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Romagnano, una serata di teatro, poesia, prosa, cultura e musica per ricordare Lucia Rina Valazza

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ROMAGNANO – Dopo un intenso assolo di flauto, apre la serata, allestita nel salone dell’Istituto Sacro Cuore a Romagnano, messo a disposizione con generosità dalle suore, la protagonista: Lucia Rina Valazza, una donna minuta, dall’aspetto mite, che declama senza alcuna enfasi retorica, ma nel suo stile colloquiale, l’incipit della Divina Commedia tradotta in romagnanese, l’avventura nei tre mondi dell’aldilà di un uomo che si era smarrito, come succede ad ognuno: “ntel ciadel du’s mond”, sembra suggerire Lucia Rina.

Come di consueto Piter Valazza alla consolle controllava luci e suoni, ma non le emozioni, palpabili, degli attori e del pubblico, raccolte dalla presentatrice della serata, l’infaticabile Marisa Brugo. “L’Arte l’è denta antl’anima”: l’assenza di colei che era proprio l’anima della Compagnia degli “Attori per caso” in ognuno si colmava di ricordi, al suo sguardo miope corrispondeva la capacità di vedere e capire la vita in profondità, al di là della superficie visibile, dello stordimento di scadenze e impegni pratici quotidiani. Come non pensare a “Mosca” la moglie di Eugenio Montale, eternata in: “Ho sceso, dandoti il braccio, / almeno un milione di scale /e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. /Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio /…Con te le ho scese perché sapevo che di noi due / le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, /erano le tue”.

In scena sedici attori, di tutte le età, che con grande bravura hanno reso omaggio a Lucia Rina, proponendo alcuni brani della Divina Commedia (Caronte e Ulisse), interpretando una scenetta teatrale (Al ziu Pipin), leggendo a più voci: Al Sinedriu, che appartiene alla tradizione romagnanese del Venerdì Santo. Claudio Brandoni, insuperabile interprete, ha recitato due delle sue poesie: La müsga, e certo lei avrebbe rimarcato come la coincidenza della serata con la finale del Festival di Sanremo non aveva preoccupato nessuno a Rumagnan, e Omaggio al Dino Barlicard, cumandant a dla centuria, uno degli indimenticabili protagonisti del Venerdì Santo.

Durante la serata il flauto suonato da Giada Pizzino ha contribuito a dare unitarietà al florilegio di forme narrative proposte come esempi delle diverse capacità di scrittura, rimandando a quel volume stampato dalla “Compagnia Attori per caso” con il contributo dei coscritti del 1949, intitolato: “am daran al Nobèl?”, l’ironica risposta di Lucia Rina ogni volta che si esprimeva entusiasmo per la sua bravura. Non è certo stato facile trovare, scegliere e raccogliere gli scritti di Lucia Rina: se n’è andata all’improvviso, ma Marisa è “tosta”, ed è riuscita a riunire il meglio in un libro che è qualcosa che rimane, che trova un posto nelle case, ma soprattutto nella vita delle Persone: un’antologia di poesia, prosa, teatro in lingua romagnanese, la testimonianza di una passione per la cultura e per il paese, un regalo per il futuro. I giovani e giovanissimi attori della Compagnia sono proprio l’esempio di come la “lingua” locale sia un patrimonio da non disperdere, in grado di unire le persone, nessuno escluso: c’è posto proprio per tutti.

Tutte le offerte raccolte nella serata, realizzata con il patrocinio della Pro Loco e del Comitato per il Venerdì Santo, saranno devolute all’IRCCS, Istituto di Ricerca sul Cancro.

 

Piera Mazzone

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