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Serravalle: il Geometra Igino Zanolini ci ha lasciati il giorno di Natale

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SERRAVALLE – Igino Zanolini era nato il 19 giugno del 1929 e se ne è andato da gran signore, nelle prime ore del mattino del 25 dicembre, perché non voleva far tardi all’appuntamento di Natale con la sua Maresa.

In questi giorni ho visto scorrere come in un film tutti i nostri incontri, scaturiti dalla comune origine grignaschese della mia Mamma: per lei Batistèt e per te San Grasian, erano il centro del mondo, adesso, senza il tuo trait d’union, mi sento apolide degli affetti. Parlare di Te, Igi, è molto difficile, ti sono Amica da tanti anni e avverto una grande tristezza, ma provo a farlo come se fosse un réportage del quale sei il regista ed il protagonista. Il racconto non sarà una cronaca, perché tu ricorri spesso a flashback, con la rievocazione di episodi precedenti: è una tua caratteristica quella di essere un affabulatore d’intreccio.

Nella tua vita non hai mai dimenticato Parigi: acquistavi libri, riviste, tutto ciò che poteva riportarti in quella meravigliosa città, quindi il primo capitolo riguarda proprio l’infanzia trascorsa in Rue Reully 37, nel XII Arrondissement, dove si erano trasferiti i tuoi genitori, papà Oreste, stimato scultore del legno presso la Maison Mora, e mamma Rosetta. Nel 1939 al Papà Oreste avevano proposto di naturalizzarsi francese, ma non accettò, e tornaste a Grignasco con le sole valigie. L’8 gennaio 1939, Oreste aveva già saldato l’ultimo affitto, anticipando i mesi da gennaio ad aprile: trois-cent-quarante-trois fcs, 70 c. Tra le tante fotografie di Parigi, emerge il fastoso ricevimento organizzato dai Mora all’Hotel Lutetia, che durante l’occupazione divenne il quartier generale dei nazisti, ma anche quella di te bambino, vestito come Ettore Petrolini, con tuba, sparato bianco e bastoncino: tante istantanee di momenti felici, scivolati lungo la Senna, all’ombra del Jardin des Plants. Frequentavi con profitto l’Ecole Boule: la tua intelligenza vivace è dimostrata dalle numerose copie del “Tableau d’Honneur” che veniva consegnato mensilmente agli alunni più meritevoli. Papà Oreste, era un autodidatta che amava leggere libri acquistati sulle bancarelle dei bouquinistes, iscritto alla Società Nazionale Dante Alighieri, Comitato di Parigi e a L’Art et la Nature Société Artistique, Littéraire et Scientifique, ti portava spesso alle visite guidate nei luoghi più importanti della città e ad ascoltare conferenze su temi vari, che forse tu non comprendevi, eri così piccolo, ma furono il sostrato fertile in cui seminare. Mi è tornato fra le mani quel quadernino della zia Corinzia, sorella della nonna materna, morta di Spagnola nel 1917, tessitrice, che teneva una scrupolosa contabilità, elencando tutte le uscite, con somma a piè di pagina: ricorda il tuo impegno, fatto di tante piccole cose, che hanno contribuito a migliorare quel tratto di mondo che hai abitato, senza mai chiedere nulla in cambio.

Dopo il diploma di geometra, conseguito presso l’Istituto Mossotti di Novara, iniziasti l’attività professionale, collaborando prima con l’architetto Dominietto e poi aprendo un tuo studio a Serravalle. L’onestà e la scrupolosità furono i valori che sempre ti guidarono e che ti sono riconosciuti da tutti.

Non ti sottraesti all’impegno pubblico: a Grignasco fosti eletto consigliere comunale alle elezioni del 1960, era Sindaco Felice Cacciami, per il quale realizzasti il progetto della casa alla Cros Granda.

Ti piaceva viaggiare, eri Socio Touring dal 1954, il tuo temperamento naturalmente curioso e interessato a quello che ti stava intorno, soprattutto in architettura, ti fece crescere intellettualmente, rendendoti pronto nel recepire il nuovo, senza lasciarti travolgere. La gioventù l’avevi trascorsa con gli amici, tra i quali citavi sempre “il Franco”, Franco Fizzotti, l’artista schivo e modesto con il quale hai condiviso tante passioni. Eri uno scapolo d’oro: mamma Rosetta, sempre in modo discreto, ti teneva d’occhio. Sembrava che nessuna donna suscitasse in te più che un fuggevole interesse: con rammarico ricordavi di aver spezzato il cuore alla giovanissima Eveline, che ti avrebbe voluto accanto a lei a Parigi, ma non era ancora il tempo per creare una famiglia. Il primo incontro con Maresa è fissato in una fotografia scattata nel 1966, sul Lago Maggiore, all’Ancienne Auberge, in cui lei è ritratta con lo zio Abele: con la tua caratteristica ironia dicevi che l’avevano scelta gli altri per te, ritenendola la tua compagna ideale e così è stato per più di quarant’anni, vi completavate a vicenda: lei solare ed estemporanea, tu elegante e compassato, spesso taciturno, trovavi nei suoi grandi occhi scuri, il porto tranquillo cui attraccare.

Dopo il matrimonio eri diventato serravallese DOC e abitavi in quell’elegante villetta, ombreggiata da un albero frondoso, incastonata nel corso principale del paese, decorata con le piastrelle del padiglione dedicato alla Regina Margherita allestito dalla Cartiera Italiana all’Esposizione di Torino del 1884 e poi trasportato nel parco del Castello.

Un intenso rapporto professionale e di amicizia ti legò a Piergiorgio Tonella di Postua: spesso con Maresa soggiornaste a Tenerife, dove avevi progettato degli “studios”.

Amicizia e stima reciproca ti legarono al giovanissimo Gianluca Buonanno che esordiva sulla scena politica: avevi capito che aveva la stoffa del leader e nel giugno 1997, ti volle accanto in Commissione Edilizia: “La scelta verso la sua persona è scaturita da una sincera stima…mi auguro che Lei accetti questa nomina assicurandole che potrà lavorare in perfetta autonomia, senza alcun vincolo particolare”. Dieci anni dopo il Sindaco Massimo Basso ti nominò Serravallese dell’anno 2008: “Come Presidente della Pro Loco da tre mandati, per l’attiva partecipazione alla vita sociale del paese, per il lavoro non sempre visibile, ma reale e costante” e ha mantenuto per Te stima ed affetto.
Nella tua lunga esistenza hai avuto la fortuna di conoscere molte persone speciali, tra le quali l’Ingegner Giorgio Sisinni, fondatore e direttore della Settimana Enigmistica, partita il 23 gennaio 1932, che veniva stampata nella Cartiera Ponte Strona, su una carta speciale, molto resistente, per poter cancellare le parole crociate sbagliate senza “bucare” – come si dovrebbe fare con la vita, ma non sempre si riesce -, ma anche per essere riciclata dai diversi componenti della famiglia. Non si sprecava nulla e tu sapevi sempre donarti con generosità. Ricordavi che l’avvocato Cesare Rimini iniziò la sua carriera proprio sostituendo il suo principale in una causa intentata dal possessore della Settimana Enigmistica: grazie alla sua arringa fu vinta brillantemente.

La carta tra noi è stata un legame forte, tenace: quanti libri hai donato alla Biblioteca di Varallo, dal monumentale Dizionario del Battaglia ad una importante Storia dell’architettura. Acquistavi e leggevi libri d’arte, sui musei, sui grattacieli: tutto quello che era sfida, novità, innovazione ti interessava e ne discutevi volentieri, con garbo e competenza.

Il Dottor Claudio Barberis, con il quale hai creato un legame di intelligenze e di affetti, ti aveva portato dall’Australia un boomerang, amavi ripetere: “Il bene ritorna sempre, anche quando meno ce lo si aspetta”.

Negli ultimi anni non eri rimasto solo, c’era tua nipote Maria Cristina accanto a te, sempre attenta e sollecita nell’accudirti, costantemente preoccupata per la tua salute: tu non amavi sentirti un “sorvegliato speciale”, ma è proprio grazie a lei che sei arrivato “con la testa a posto”, come amavi sottolineare, fino ai giorni segnati dal Covid. L’ultimo frammento di pellicola è sfocato, si vede solo il finale, quel: “Grazie a tutti: vi voglio bene”, replay della prova generale fatta nel giugno 2019, al pranzo per i novant’anni. Giaccone, sciarpa, cappello…e bastone per non incespicare: “Procediamo!”, verso quella grande festa di Natale, in cui sei stato l’Ospite d’Onore, ma non ti sei dimenticato di chi è restato a terra: i tuoi doni generosi saranno per sempre custoditi nel cassetto del cuore.

 

Piera

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