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Si è costituito il Gruppo Archeologico Studi delle Cavità Artificiali della Valsesia

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Il Gruppo Archeologico Studi delle Cavità Artificiali della Valsesia è nato il 26 ottobre scorso in biblioteca a Campertogno. Si tratta di una piccola associazione interessata al mondo sotterraneo delle cavità artificiali e di tutte quelle strutture scavate in passato e dimenticate fra le stratigrafie dei nuclei urbani oppure occluse da frane o riempimenti.

Sostanzialmente il GASCAV è un gruppo «interdisciplinare» di volontari, composto in gran parte da persone dotate di una buona esperienza tecnica, maturata in anni di attività speleologica e in parte da persone che offrono professionalità di supporto per poter esplorare, studiare, documentare e far conoscere al pubblico un aspetto insolito dei nuclei valsesiani, documentando le varie strutture ipogee create dall’uomo nei vari periodi storici (miniere, passaggi sotterranei, acquedotti, pozzi, cisterne, rifugi militari, ecc). Ecco perché nel logo scelto dal GASCAV si sono voluti indicare diversi elementi che simboleggiano i punti di azione per aggiungere tasselli alla storia del territorio valsesiano, rappresentato dall’aquila araldica.

L’intento del GASCAV di fare qualcosa di buono per il territorio si è sviluppato anche grazie a un uso appropriato dei social, e molto stimolante si è rivelato il gruppo Facebook «Archeo Valsesia e Cusio», dove si sono condivise informazioni e strette amicizie.

La prima attività del GASCAV si è concretizzata nella giornata di sabato 17 novembre: con il consenso del sindaco di Varallo Eraldo Botta e del prevosto don Roberto Collarini, si sono effettuate alcune indagini scientifiche non invasive in vari punti della città, trovando conferma alla presenza di cavità sotterranee, verosimilmente riempite di detriti, delle quali si supponeva la presenza grazie a documenti antichi, saggi storici e testimonianze orali.  Grazie alla essenziale collaborazione con la geologa Petra Rogate di Novara è stato possibile scansionare con georadar l’area del chiostro della chiesa della Madonna delle Grazie, individuando le ragguardevoli dimensioni della cisterna del pozzo.

Altre indagini sono state svolte sulla pavimentazione del vecchio ospedale, alla ricerca dei possibile resti di un tunnel medioevale che, si dice, collegasse il monastero alla Collegiata; gli strumenti hanno rilevato alcune discontinuità e zone riempite di materiale incoerente; significativo è stato il segnale che indicava in profondità una pavimentazione embricata a ciottoli, probabilmente una strada. Anche davanti alla chiesa, sotto il manto stradale, è stata individuata una zona dove il manto è risultato più sottile, suscitando interessanti supposizioni.

Si è poi proceduto alla ricerca di un altro fantomatico cunicolo medioevale in piazza Ferrari, dietro le scuole: si dice portasse al fiume e alla chiesa dei frati sull’altra sponda, ma le possibili tracce sono difficilmente leggibili a causa di riempimenti e di interferenze con impianti moderni che, come spesso accade in questi casi, si sovrappongono o si sostituiscono alle cavità antiche (cavi elettrici, condotte per il gas, acqua e fognatura). La giornata si è conclusa sulla bella pavimentazione della Collegiata dove, muovendosi con il rispetto dovuto alla sacralità del luogo, sono state registrate delle discontinuità di segnale che hanno confermato la presenza di ampie zone cave da identificarsi con ossari, arcate e zone riempite di macerie.

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