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Un dolce ultimo saluto: ciao, mamma Mariuccia

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Ognuno di noi è, seppur in forma microscopica, un pezzettino di cartone che, sagomato in modo differente dagli altri (è il carattere), è indispensabile per comporre un preciso momento in quell’infinito e fantastico puzzle che compone il quadro dell’umanità.
E ci sono le fotografie che hanno quell’affascinante potere di testimoniarlo.
E ognuno di noi le conserva nella propria scatola di latta, un contenitore che apriamo in un primo momento per ritrovare noi stessi e in un secondo tempo per mostrare quel che contiene e raccontare a coloro che abbiamo generato, puntando il dito sui vari personaggi, un pezzettino della loro storia.
In tutte le fotografie, come vuole la regola del tempo, finisce sempre che vediamo gente che non c’è più.
Se osserviamo queste infatti ritroviamo tanta nostra gente che non c’è più.
Ma non ci sono più per il nostro modo di vivere perché, se ben ci facciamo caso, nel nostro silenzio, ne sentiamo ancora bene le loro voci.
E le voci che tutti noi continuiamo a sentire per primi e dovunque sono proprio quelle dei nostri genitori, della nostra mamma e del nostro papà.
Domenica 10 febbraio è mancata la mamma dei miei cari amici Mauro ed Ermanno Debiaggi, la signora Mariuccia Defabiani, classe ’21, nativa di Rassa, moglie del compianto Ugo Debiaggi.
Doccio e Rassa sono stati la loro culla d’amore; Mariuccia e Ugo, uniti in matrimonio a Rassa nel ’46, dando vita ai loro 4 figlioli (Mauro nel ’47, Ermanno nel ’51, Ezio nel ’53 e Umberto nel ’56) hanno avvalorato l’opinione che «se la pianta è buona, dà buoni frutti» e così è stato anche per i loro figlioli che, a loro volta, han tramandato generando altri figlioli: è il giro di una fantastica ruota che mai dovrà fermarsi.
E quando vengono a mancare i genitori, ci si viene a trovare al cospetto di un mondo dissolto, che non c’è più, e non c’è più proprio perché a nostra volta dobbiamo, con i migliori propositi, generarne uno nuovo.
Una cosa però rimarrà certa, e sono per l’appunto le nostre fotografie sempre pronte a dimostrarlo, che c’è gente che non muore anche se muore, in particolare se a morire è la nostra mamma.
Osservando le fotografie, dove appaiono sempre sorridenti, li vedremo guardarci. Una cosa non dovremmo mai provare: rimpianto.

Emilio Uggeri

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