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Venerdì 14 giugno: “Abbiamo parlao di lupi…con il CAI”

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Venerdì 14 giugno, al Centro Congressi di Varallo, la Presidente della Sezione di Varallo del CAI, Susanna Zaninetti, ha presentato la serata divulgativa e informativa: “Parliamo di lupi”, organizzata con il Gruppo Grandi Carnivori del CAI, con il patrocinio della Città di Varallo, in collaborazione con l’Ente di gestione delle Aree Protette della Valle Sesia.

Il lupo è un argomento di estrema attualità, fino a qualche anno fa era a rischio di estinzione e quindi è una specie protetta in tutta Europa, è tornato per l’abbandono da parte dell’uomo delle aree rurali e per l’aumento degli ungulati selvatici. Il 2018 sui giornali era stato chiamato: “L’anno del ritorno del lupo in Valsesia”, con il ritrovamento di un esemplare a Mera, deceduto per cause naturali nel dicembre 2017, recuperato e imbalsamato dopo gli esami scientifici. I lupi, che in Valsesia mancavano dal 1850, fanno parte dell’immaginario di tutti, esiste una “fascinazione del lupo” e una paura antica che ci è stata instillata dall’infanzia: l’affascinante conversazione, proposta da Raffaele Marini, Referente del Gruppo Grandi Carnivori del CAI, ha offerto gli strumenti scientifici per comprendere meglio il presente, e per non avere così tanta paura dei lupi.

“Quello del lupo è un tema da affrontare con grande ponderazione ed equilibrio, senza schierarsi, ma cercando di avere una visione “laica”: per il CAI questo argomento rientra nei suoi scopi statutari che contemplano il concetto di protezione ambientale: “La causa montana è un quadro in cui inserire dei ragionamenti: per offrire opportunità di scelte di vita ai giovani, occorre pensare ad una politica gestionale della montagna, che la valorizzi non solo con parametri di tipo economicistico, la parola chiave è coesione sociale e territoriale, le presenze umane devono stare in equilibrio con le risorse ambientali, non bisogna dividere la montagna da chi abita in città, per il CAI è fondamentale la prevenzione dei danni alle attività antropiche e quindi è necessaria una comunicazione corretta che fornisca le conoscenze per superare le paure e comprendere quali siano i reali problemi, quindi nel 2015 nel Consiglio Centrale di indirizzo e controllo del CAI è nato il Gruppo Grandi Carnivori, composto da veterinari e biologi, che ha prodotto una mostra itinerante: “Presenze silenziose” e un’agile pubblicazione informativa sul lupo, l’orso e la lince, venduta per raccogliere dei fondi con i quali finanziare un bando con un premio per gli allevatori che sono riusciti a convivere con il lupo”. Marini ha concluso il suo intervento spiegando quali siano le caratteristiche del lupo, invitando chi ne vedesse uno a segnalarlo al CAI o ai Carabinieri Forestali, o ai Guardaparco. Tito Princisvalle, guardaparco del Parco della Valle Sesia, ha spiegato che durante tre anni di monitoraggi non ha mai visto un lupo, ma ne ha trovato le tracce. Il primo contatto con il lupo in Valsesia risale al 18 XII 2017, con il ritrovamento del cadavere del lupo di Mera, seguito il 27 gennaio 2018 dal ritrovamento del lupo in Baraggia, morto investito da un’auto, il 12 marzo 2019, nella zona della Boscarola è stato ritrovato un lupo morto nel torrente, ucciso da altri lupi. Mauro Bettini, Guardaparco del Parco della Valle Sesia, ha accennato al progetto di protezione del lupo «WolfAlps», avviato nel 2013, con un co-finanziamento europeo di oltre sei milioni, finanziato dal programma europeo Life, che ha “prodotto” 93 ranger formati, sei squadre cinofile con cani anti-veleno, 42 cani pastore, oltre 100 recinti elettrici anti-lupo, e 9 formaggi prodotti nelle Alpi Occidentali con il logo del programma, il marchio: “Terre da lupi”. Dal monitoraggio condotto negli anni emerge che sono 47 i branchi di lupi disseminati nelle Alpi italiane, la maggior parte al confine tra Francia e Italia. I numeri sono stati diffusi da Angelo Salsi, responsabile del programma Life, in un convegno internazionale, che si è tenuto a Trento: «Abbiamo gettato basi oggettive su cui lavorare per riacquistare la capacità di convivere con i lupi»

E’ stato ricordato come Ermanno Debiaggi, Presidente dell’Ente di gestione delle aree protette della Valsesia, nella lettera allegata alla consegna di pannelli informativi per escursionisti che frequentano aree con bestiame custodito da cani da protezione, scriveva: “A partire dalla metà dell’800’, quando venne catturato l’ultimo lupo in Val Sesia e precisamente nel territorio di Piode, quindi da quasi 170 anni, il sistema di pascolo sul nostro territorio si è evoluto in un contesto di assenza di predatori; ma da alcuni anni (dal 2014-2015), a seguito della progressiva ricolonizzazione dell’arco alpino occidentale, il lupo ha cominciato a diffondersi anche in Valsesia con esemplari isolati in dispersione da branchi presenti in aree limitrofe (Valle d’Aosta e Val Sessera). Ciò comporta la necessità di modificare la gestione degli animali in alpeggio per far fronte al problema degli attacchi al bestiame monticante. Si è iniziato, quindi, a utilizzare differenti sistemi di prevenzione degli attacchi”.

Bettini ha spiegato come identificare le tracce del lupo e soprattutto le fatte, che vanno localizzate con il GPS, raccolte proteggendosi con guanti monouso e conservate in barattoli con silicagel per gli esami genetici, segnalando il ritrovamento a: www.lifewolfalps.eu.

Nella seconda parte della serata Marini ha ringraziato i due guardaparco per i contenuti, ma soprattutto per l’umiltà nell’esposizione, suggerendo alcuni comportamenti da assumere in montagna dove si è solo “ospiti”, quando si incontrano cani da guardania, il cui compito è fondamentale per il pastore e per il gregge. In un filmato svizzero era chiaro il comportamento da adottare, tenendo conto che si tratta di problematiche molto delicate e complesse, auspicando che la conoscenza sia il preludio alla convivenza. E’ stato spiegato come fa il lupo a percorrere centinaia di chilometri, ottimizzando lo sforzo e impegnando il meno possibile i muscoli: “Fare tanta strada con poca fatica: il lupo è un animale intelligente e flessibile, l’unico animale che l’uomo non è riuscito a domare”. Al termine nel dibattito è emerso il problema dell’ibridazione naturale e antropogenica, provocata dall’uomo per fare razze nuove, come quella del lupo cecoslovacco, legato a quello ben più importante del randagismo canino non controllato: ottocentomila cani dalla Toscana in giù.

 

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