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Cardiologia e ferrovia… e fonti (d’informazione)

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Cardiologia e ferrovia e fonti (d’informazione)

Qualche giorno fa, sulla mail del Valsesiano: «Buongiorno. Quale vostro abbonato da sempre, gradirei avere notizie aggiornate riguardanti: reparto di Cardiologia dell’Ospedale di Borgosesia: una fonte attendibilissima afferma che è chiuso; corrisponde al vero? in caso affermativo, quali soluzione propone il nosocomio? Ferrovia: i grossi e dispendiosissimi lavori attualmente in corso preludono alla riapertura della Novara/Varallo o sono fatti solo per i pochi treni turistici annuali?». In primis, grazie per la fiducia: ci piacerebbe moltissimo poter dare risposte (certe e inoppugnabili) in tempo reale. In realtà anche a noi serve informarci, per informare.

Cardiologia e ferrovia e fonti (d’informazione)

Vediamo il discorso su Cardiologia e ferrovia e fonti (d’informazione) partendo da Cardiologia. Ho provato a chiedere lumi sull’identità della «fonte attendibilissima», ma senza successo: «Non credo di poterglielo dire ma, mi creda, è persona del campo, molto in alto». Un informatore che perciò resta, come vuole la più classica delle tradizioni poliziesche, anonimo. Ho allora imboccato l’iter dell’approfondimento e della verifica rivolgendomi direttamente ad ASL Vercelli. «La Cardiologia di Borgosesia è una Struttura Semplice che dipende da quella Complessa di Vercelli. Non è chiusa, funziona. Ha un medico responsabile, di riferimento, il dott. Federico Carola». Il tutto è riportato (insieme a orari e indicazioni circa l’attività ambulatoriale) sul sito ASL: ergo, perlomeno al momento di andare in stampa, la Cardiologia del Santi Pietro e Paolo, Struttura Semplice, è operativa. Qualsiasi altro informatore dovesse farci pervenire una soffiata, ci adopereremo nuovamente per gli accertamenti del caso.

Poi, ferrovia

Poi, ferrovia. Sei i milioni investiti da RFI (Rete Ferroviaria Italiana) sulla manutenzione della Novara-Varallo. Sgombriamo subito il campo da qualsiasi fraintendimento: con quegli euro lì metti a posto la linea, se non lo fai li perdi. Non è che puoi per esempio dirottarli sulla conversione della tratta in una ciclabile: i soldi vengono erogati per la sistemazione della ferrovia e solo per quello (un po’ come l’ovovia di Mera: con il contributo stanziato o ci costruisci il nuovo impianto di risalita, o ti saluto e sono); in più la Novara-Varallo è soggetta a vincolo che vieta (lo dice la legge) la sua trasformazione in pista ciclabile. Tornando al busillis del lettore, RFI investe su una linea che non è mai stata chiusa ma sospesa: sarà la Regione Piemonte, ente addetto al trasporto pubblico locale, a decidere se sulla storica tratta potranno riprendere a viaggiare, oltre alla locomotiva a vapore con la sua bella ricaduta turistica, anche i treni per i pendolari (lavoratori, studenti e chiunque altro desideri spostarsi su rotaia). Che cosa sceglierà di fare la Regione (la quale, per inciso ma mica poi tanto, ora si trova una linea a regime, pienamente efficiente, mantenuta in questi anni attiva da RFI sul progetto dei «Binari senza tempo») immagino lo scopriremo a breve. Secondo «fonti attendibilissime» (in ossequio alla canonica tradizione poliziesca però non le rivelo) esisterebbero comunque le probabilità che la Novara-Varallo torni a fornire un regolare servizio di trasporto pubblico. E’ sufficiente?

 

Luisa Lana

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