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FOTOGALLERY: Interclub con la giornalista e scrittrice russa Anna Zafesova

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Giovedì 24 gennaio a Gattinara si è svolto il primo di tre incontri Interclub organizzati dai Rotary Club Valsesia, Gattinara e Biella: ospite la giornalista russa Anna Zafesova, che ha parlato della “Russia di Putin”.

Carmen Lupo, Presidente del Rotary Club Gattinara ha introdotto la serata presentando gli Ospiti: Lorenzo Del Boca, Presidente del Rotary Club Valsesia, Franco Borlo, Presidente del Rotary Club Biella e l’Assistente del Governatore, Carlo Boccaccini, Donatella Mossello Rizzio, Presidente Inner Wheel Valsesia, Filippo Tinelli, in rappresentanza del Rotaract.

Lorenzo Del Boca ha presentato la relatrice, della quale è stato collega, tracciandone un sintetico, ma lusinghiero profilo. Anna Zafesova fino al 2004 è stata corrispondente del quotidiano torinese La Stampa a Mosca, dal 2005 vive e lavora in Italia, scrive per Il Foglio e per Il Sole 24 Ore, ed è editorialista del quotidiano La Stampa. Nel 2005 ha pubblicato: E da Mosca è tutto.

La giornalista è entrata subito in argomento spiegando come in Occidente Putin sia considerato una sorta di Super Eroe, in grado addirittura di influenzare le sorti della storia mondiale: dall’elezione del Presidente Americano Trump, ai “gilet jaune”, all’elezione di Salvini e Di Maio, mentre in realtà ad esempio le relazioni Mosca-Washington sono ai minimi termini: “Donald Trump ha annunciato di voler rompere il trattato sul bando dei missili a corto e medio raggio (500-5000 km) che proibisce a Mosca e Washington di possedere queste armi. In altre parole, si torna agli “euromissili”, agli anni Ottanta, quando nell’ambito del braccio di ferro tra sovietici e americani gli SS-20 erano puntati sull’Europa, per distruggerla in caso di guerra atomica ancora prima di colpire l’America, e i Pershing dal territorio europeo miravano su Mosca e Leningrado per impedire al Cremlino di farlo. Era il mondo che si reggeva sulla “mutua distruzione assicurata”, attanagliato dalla paura dell’apocalisse atomica molto più di quanto lo è il mondo di oggi dalla minaccia del terrorismo jihadista e del riscaldamento globale, e Sting cantava in Russians di sperare che anche i russi amassero i loro figli, perché era l’unica speranza rimasta di non finire in un mucchietto di cenere”.

La Zafesova ha cercato di spiegare come le speranze alimentate dall’elezione di Trump siano state presto deluse: “Se una parte dell’establishment di Mosca aveva sperato di avere in Trump un alleato, il risultato è stato opposto: non ci sono mai state così tante sanzioni. In Russia, dove Putin è al potere da vent’anni, sono calati drasticamente i consensi: dal 72% riportato alle ultime elezioni, oggi si attesterebbe al 33%, ciò è dovuto all’economia, alla riduzione del tenore di vita rispetto al 1999, quando fu eletto premier. I russi hanno subito una riduzione del tasso di crescita, tagli pesanti sulla sanità e incremento delle spese militari. L’aumento dell’età pensionabile, per allinearla a quella dei paesi occidentali, è stato annunciato un’ora prima dell’inizio dei mondiali di calcio e i russi si sono offesi. In molte regioni le famiglie povere sono mantenute dai pensionati, perché la pensione è l’unica entrata certa. Il tasso delle nascite in Russia è bassissimo. Si è invertito il rapporto del Cremlino con i suoi elettori: oggi il Parlamento è totalmente controllato dal Governo, così come le televisioni”. Quest’ultimo mandato di Putin durerà sei anni e quindi c’è una grande incertezza su quale tipo di transizione ci sarà: il 58% dei russi vorrebbe chiudere il braccio di ferro con l’Occidente e tornare a dialogare, come prima dell’annessione della Crimea nel 2014. Molte opposizioni vorrebbero un cambio al potere con un leader più moderno. Una soluzione andrà trovata nei prossimi mesi, ma quest’aria di cambiamento è stata già fiutata dalle élites imprenditoriali.

E’ un periodo molto interessante e delicato della storia russa post sovietica: non c’è differenza di ideologia, la Russia è un paese di capitalismo che deve ancora evolversi, un paese integrato nel resto del mondo.

Dopo l’intervento sono state poste domande alla relatrice sulle sanzioni, sugli oligarchi che ostentano ricchezza: “Gli oligarchi sono grandi imprenditori diventati tali grazie ai legami con il potere, quelli che vediamo in Italia spesso sono alti dirigenti statali per i quali l’ostentazione è un must, è la chiave di lettura d’obbligo per la nuova élite. Per chi critica un funzionario sono previsti quindici giorni di carcere. Gli oligarchi di un tempo vincevano le aste, quelli di oggi vincono gli appalti. Non si fa un ricambio di élite da vent’anni”.

La caduta di popolarità di Putin si traduce in nostalgia per l’Unione Sovietica dove non erano importanti i soldi, ma l’accesso ai beni: “Si stava meglio quando si stava peggio”. I ragazzi russi di oggi desiderano tornare a qualcosa che in realtà non hanno mai conosciuto, come emerge anche dal recente libro di Gian Piero Piretto: “Quando c’era l’Urss. 70 anni di storia culturale sovietica”, pubblicato da Raffaello Cortina Editore e recensito da Anna Zafesova con un cenno sul: “Tè dell’elefante” nella caratteristica scatola gialla, spacciato per indiano, ma in realtà confezionato con più modeste foglie georgiane: “Un parente povero venuto da un passato che sembrava ormai dimenticato, un’operazione di marketing che sembrava quasi ridicola. Oggi si produce e si vende ovunque, con lo slogan pubblicitario «Proprio quel tè», con il valore nostalgico che rende irrilevante quello organolettico, simbolo di un’epoca che si ostina a non finire, e di un popolo che insiste a voler vivere in un Paese scomparso”.

Il secondo incontro Interclub con il Rotary Club di Valle Mosso, sarà giovedì 21 febbraio e avrà come relatore il giornalista e scrittore Paolo Bricco, che presenterà il volume: “Marchionne lo straniero”.

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