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Fratel Carlo Zacquini si racconta in biblioteca a Varallo giovedì 27 luglio

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VARALLOFratel Carlo Zacquini, da cinquantotto anni è missionario della Consolata in Brasile, nello stato di Roraima, 230.000 Kmq di “sfacciata ricchezza e lacerante povertà”, al confine tra il Venezuela e la Guyana Inglese, un paese grande quasi quanto l’Italia, ma abitato solo da 320.000 persone.

In questo periodo Fratel Carlo è tornato a Varallo, quindi è una buona occasione per incontrarlo ed ascoltarlo. Giovedì 27 luglio 2023, alle ore 21, in Biblioteca, nella Sala Conferenze, parlerà degli Yanomami: un popolo in pericolo di genocidio. L’incontro è stato organizzato in collaborazione con la Parrocchia e il Centro Libri Punto d’Incontro.

“Il mio sogno era l’Africa, ma dopo alcuni anni trascorsi in Italia i miei superiori mi annunciarono che due mesi dopo sarei partito per il Brasile, diretto nella zona di Rio Branco (allora non esisteva ancora lo stato di Roraima, ma questa terra era un protettorato dipendente dalla Presidenza della Repubblica).

In biblioteca a Varallo, in un vecchio libro, trovai dieci righe su Rio Branco, ma scoprii quello che mi incoraggiò a partire: c’erano popolazioni indigene. Nel 1965 l’incontro con alcuni indios che si erano spinti ai margini della foresta, fu una passione a prima vista”. Un piccolo aereo portò Fratel Carlo in mezzo alla foresta, dove imparò a sopravvivere, a comunicare, a curarsi: “Zappa, pala e cesti mi servivano per solidificare il terreno della pista d’atterraggio, qualora fosse atterrato un aereo… che non arrivava mai. Dopo alcuni anni, sconfitto l’incubo della fame, mi dedicai allo studio della cultura di questi popoli, della loro lingua, della loro religione, ma ancora una volta dovetti affrontare un cambiamento: il governo aveva deciso di costruire una strada attraverso la foresta, che passava a tre chilometri da dove abitavo. La strada portò operai miserabili che con scure e machete abbattevano gli alberi. A causa della grande crisi degli anni Settanta, scarseggiarono i fondi e la strada non fu mai terminata: oggi è stata quasi completamente riassorbita dalla foresta. Le malattie portate dai bianchi causarono la morte di un gran numero di Yanomami: sono tragedie che rimangono impresse, incubi che non si riescono a cancellare. Poi arrivarono i cercatori d’oro e medici e missionari furono espulsi da quella zona per alcuni anni: fu un massacro, un vero e proprio genocidio”.

Oggi il pericolo è tornato. La storia della missione Catrimani, che ha superato il mezzo secolo, testimonia un nuovo modo di fare chiesa. In biblioteca è disponibile il volume: Nohimayu. L’incontro. Amazzonia. Gli Yanomami e il mondo degli altri, scritto da diversi protagonisti di questa “controepopea missionaria”, lanciando stimoli e sfide in un mondo dove la crisi dei diritti e l’aggressione all’ambiente appaiono ogni giorno più gravi.

Arturo Pugno, Presidente Onorario della Società valsesiana pescatori sportivi e anima del Museo della pesca, nel libro sulle sue esperienze di “pescatore completo”, ricordando l’amicizia di lunga data che lo lega alla famiglia Zacquini e a Fratel Carlo, racconta dell’incontro con uno Sciamano della tribù degli Yanomami: “Siamo saliti fino al caratteristico Ponte della Gula, sotto il quale scorre il Mastallone. Quasi in raccoglimento, lo Sciamano lassù disse: Qui si sentono ancora gli Spiriti”.

In occasione della conferenza saranno esposte due opere dell’artista Spiros, ispirate alla difesa dei diritti dei popoli indigeni: “Guaranì. Il diritto di vivere sulla propria terra”, dedicato al popolo che vive principalmente nel Brasile meridionale, in Paraguay, nel nordest dell’Argentina, in Uruguay e nelle zone sud-orientali della Bolivia, e “Amazzonia Killing”, che è stato donato dall’artista alla Biblioteca di Varallo.

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