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Quando il Borgo di Seso aveva le torri…

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BORGOSESIA – Il GESCAV (Gruppo Esplorazione e Studi Cavità Artificiali della Valsesia) si è recentemente interessato al sito borgosesiano con l’intento di rivalorizzare, riconoscere e conservare l’aspetto storico culturale di quel poco che rimane della Borgosesia medioevale, preservando i resti da ulteriori e deplorevoli abbattimenti che hanno già impoverito molto la città, sotto il profilo storico-culturale.

Indubbiamente anche a Borgosesia in quel periodo c’erano delle torri, come quella a pianta quadrata di due metri di lato che si innalza per cinque piani ed è alta circa 14 metri: in tempi recenti la torre è stata interessata da una ristrutturazione non conservativa, per cui all’esterno è stata totalmente intonacata.
All’altezza degli ultimi due piani si notano diversi fori circolari e regolari: si tratta di «rondinaie» utilizzate per la cattura dei nidiacei a scopo alimentare; i fori del quarto piano, però, sono quasi totalmente tamponati dai recenti interventi. Ogni piano aveva finestre rettangolari e regolari, mentre le finestre tra gli ultimi due piani erano cuspidate.

Vi si accede mediante un’apertura rettangolare priva di stipiti recentemente realizzata nella parte seminterrata. All’interno della torre permane un tipico ambiente architettonico medievale, realizzato interamente in locale pietra di fiume e legante in calce; sulle pareti si notano due nicchie dove un tempo venivano collocati lumi o lanterne a olio.

Sull’angolo sinistro si trova un piccolo pozzo, con puteale alto circa 30 cm, ancora attivo; una tubatura dell’acqua in ferro, di fattura recente, comunica con i piani superiori.

All’interno mancano le scale per salire ai piani superiori, cui si accede tramite una botola ricavata sul soffitto a botte: struttura, questa, tipica delle torri medievali di origine militare.

Sulla parete opposta all’apertura di accesso è presente un incavo grande quanto una porta e profondo circa 30 cm. Vi sono tracce di cemento che dovevano costituire un appoggio a mensole approntate in tempi recenti ma ormai sparite. Degno di nota è un antico cardine, con il gambo affogato in calce ugualmente antica. Questo cardine non è posizionato all’esterno della nicchia ma all’interno e in prossimità della tamponatura ed è ragionevole che sostenesse una porta.

Uscendo all’esterno e rivolgendo lo sguardo alla parete dove è stata praticata l’apertura, si nota un terrapieno alto diversi metri contenuto da un muro di epoca antica in pietra grezza, scalpellinata a mano.
L’apertura è orientata verso l’antica chiesa di Santa Marta (in via Fratelli Antongini): la costruzione di tale edificio è collocabile a partire dal 1343, periodo di declino del potere dei potenti feudatari Conti di Biandrate, i quali dominarono la Valle per tre secoli, alleati del Comune di Vercelli e vassalli degli Asburgo. E’ storicamente noto che le fortezze militari (torri, castelli) erano dotate di vie di fuga sotterranee per mettere in salvo i soldati e non cadere in mano al nemico. Tipicamente, questi percorsi portavano verso una chiesa cristiana, dove era garantita la protezione al signore locale, poiché nessuno in quei tempi avrebbe osato profanare un luogo sacro rischiando la scomunica e la perdita dell’investitura feudale. Sarebbe interessante poter indagare per poter verificare una simile possibilità.

La documentazione fotografica allegata mostra che l’interno della torre è in degrado, con rifiuti ovunque; la struttura è chiusa soltanto da una porta in legno posta in epoca recente e bloccata da dentro.
Si precisa che questa torre è l’ultima testimonianza delle mura fortificate erette a protezione dell’antico Borgo di Seso e che è sopravvissuta quasi intatta agli abbattimenti.

Di una seconda torre vicina, anch’essa rimaneggiata, resta la sommità a svettare per tre piani sopra i tetti del palazzo dell’ex lanificio Zignone.

La testimonianza di un’altra torre della stessa epoca di queste è situata al di là del Sesia, in regione Aranco: anch’essa ha pianta quadrata, realizzata in pietra scalpellata e legata in calce. Si rilevano alcune buche pontaie sulle pareti, a testimonianza della sua antica costruzione. In tempi odierni la torre ha subito una massiccia ristrutturazione non conservativa, con riduzione dell’altezza e realizzazione di varie aperture per consentirne l’abitabilità.

Le testimonianze bibliografiche sono tratte da Carlo Conti in «De Valle Sicida» (1995), che così descrive il sito: «… nel 1243-44 il Comune di Vercelli occupò la zona per costruirvi il Borgo Franco di Seso, recingendolo con cinta fortificata e fossato che si sviluppava lungo il seguente perimetro che indicheremo con denominata odierna. Lungo la sponda sinistra del Sesia, dal ponte di Aranco al lavatoio, allora porto con traghetto a chiatta per gli animali e barca per i pedoni, difeso da torre per arcieri, un sistema di spalti merlati, ancorati a rocce, arrivava alla lama del Turnin e dopo avere incluso i mulini dei Castellani, tramutandosi in cinta fortificata con dosso saliva ai Cerchi ed in Via Dott. Ferro, all’angolo di via G. Ferrari, alla torre d’angolo nord-ovest. Di qui proseguiva in Piazza Mazzini, ove sull’asse della strada d’accesso al porto, si apriva la porta principale protetta da due torri, ponte levatoio e sforzesca, fronteggiando il pretorio del neo-comune di Seso. La cinta proseguiva in via fra Dolcino, già via sforzesca al Ciött e dal vicolo Zoia, attraverso alle proprietà Galloppini, Mancini, Malabarba toccava la torre d’angolo nord-est e svoltando arrivava alla piazza del Teatro ed ai böri o fontane di San Rocco, attualmente incorporate negli stabilimenti Zignone e Lora e Festa, ove la quarta torre chiudeva il quadrilatero sulla sponda sinistra del Sesia. Sull’asse della via Antongini, dalla piazza del Teatro ai Cerchi si aprivano le porte est e ovest e sull’area occupata dal Teatro sorgeva il Pretorio colla pietra nera dell’albo, accennata in documenti antichi. La Cappella di santa Maria del Borgofranco ha formato il nucleo di base dell’attuale chiesa di santa Marta».

Potremmo aggiungere gli appunti di don Carlo Cerri e Alfredo Pignatta in «Cenni sulla storia civile e religiosa di Borgosesia»: «Fu appunto verso il 1240 circa che i Vercellesi e i Conti di Biandrate, per poter fronteggiare i sediziosi e per difendersi contro i Novaresi, fecero erigere presso il villaggio di Seso un nuovo borgo, cinto di mura e dominato da una fortezza, il Castellaccio (…) e il nuovo paese si chiamò Borgo-Franco».

Ulteriore documentazione ci viene dalla Carta topografica Rabbini (1857): «Sicuramente la torre sorgeva isolata nei pressi di un attracco sul fiume, come la descriveva Carlo Conti. Quindi per logica storiografica la torre era stata edificata per scopi militari e non era legata ad altre strutture o fabbriche sorte nei primi anni del 1900».

Il Presidente GESCAV Danilo Carpani

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