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Rina Dellarole e la Biblioteca di Varallo

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VARALLO – Devo molto a Rina Dellarole: fu lei, molti anni fa, ad incoraggiarmi ad accettare la nomina di Direttore della “prestigiosa” (così lei me la presentò) Biblioteca “Farinone-Centa” di Varallo. Non fu per me una scelta facile: lavoravo al Comune di Gattinara, dove ero responsabile del settore Cultura, che comprendeva la Biblioteca, ma anche l’Asilo Nido. Avevo frequentato la Biblioteca di Varallo ai tempi della redazione della tesi di laurea, conoscendo Rina, già affermata ricercatrice e studiosa. Mi avevano colpita i suoi modi schietti, il suo interloquire in modo diretto, senza preamboli nè perifrasi, la sua capacità di leggere i documenti, comprendendone il significato profondo, il saper collegarli e farli “parlare”.

Rina mi telefonò più volte, assicurandomi il suo sostegno, era stata membro del Consiglio di Biblioteca, e continuava ad esserne una frequentatrice quotidiana: accettai e lei fu di parola, mi guidò nell’immenso patrimonio librario, mi presentò persone con le quali avrei potuto collaborare e negli anni non fece mai mancare i suoi consigli e suggerimenti. Poteva a volte sembrare polemica, ma le sue affermazioni erano sempre suffragate da una conoscenza estesa e profonda della letteratura e della più aggiornata produzione editoriale. Scherzando l’avevo definita: “Lettrice compulsiva ed onnivora”, lei, sorridendo, aveva ribattuto: “Comperate molto di più: i libri in classifica nel Tuttolibri dovrebbero essere tutti disponibili”. Mi mancheranno i tuoi commenti taglienti e le lodi rare e preziose: eri così anche con le persone, non amavi gli ipocriti o i laudatores, sapevi coniugare nel vero senso la parola “amica”, che mi avevi attribuito, e che conservo come una medaglia nell’astuccio del cuore.

Hai trasmesso a tua figlia Alessandra l’amore per la ricerca e per l’arte valsesiana, foste autrici di volumi importanti e rimasti unici: “Teatri e compagnie in Valsesia. Luoghi, storia e protagonisti dello spettacolo” e “Organi e organari in Valsesia. Quattrocento anni di attività organaria”: condividere, ricercare insieme, significa entrare nel futuro, anche quello che i nostri occhi non vedranno.
Scoprii per caso che scrivevi poesie e, la vigilia di Ferragosto del 1998, mi portasti una copia dei tuoi libri di poesie: Un cappello di nuvole, Parole in verticale, e Nido di carta. Viaggio senza bagaglio, con una fotocopia, tratta da un Corriere Valsesiano: “A Roma il Premio di poesia Trastevere d’Oro lo vince Rina Dellarole Cesa”: “Per Piera Mazzone un ricordo di 40 anni fa!”.

Oggi, alla notizia della Tua morte, con epigrafe a funerali avvenuti, riecheggia: “Sembra che la morte”: “altro che non sia che un vaso vuoto / e i viventi gli stanno attorno / in attesa di riempirlo … Ad ognuno la terra per costruire / il suo vaso.”: la tua è stata una terra modellata da mani sapienti.

 

 

Piera

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