Attualità
Serravalle e il ‘700 Valsesiano, incontro al Museo
SERRAVALLE – Focalizzando l’attenzione su Serravalle e il ‘700 Valsesiano, sabato 26 ottobre, nell’ambito degli Incontri al Museo, organizzati dal Comune di Serravalle con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli, curati dall’Architetto Andrea Musano, Martina Rosa, che si è brillantemente laureata all’Università degli Studi di Milano, con una tesi sul pittore Carlo Penna, originario di Camasco, avviando un percorso di conoscenza sul corpus di opere e sulla biografia dell’artista, poiché le notizie conosciute finora erano alquanto scarne, ha parlato del pittore e degli affreschi della chiesa di San Martino al cimitero.
Serravalle e il ‘700 Valsesiano, incontro al Museo
Andrea Musano ha presentato la chiesa di San Martino di origine molto antica, risalente verosimilmente al secolo XI, completamente ricostruita nel Settecento, come attestato nei documenti dell’archivio parrocchiale. L’aspetto della chiesa originaria è noto attraverso un disegno dello scultore Francesco Vimnera, nato a Serravalle nel 1659, che lo realizzò e lo nascose dietro l’altare, dove fu trovato negli anni Trenta da Don Florindo Piolo, che lo pubblicò nella Storia del Comune di Serravalle Sesia.
Le vicende ricostruttive sono curiose perché il nuovo edificio sacro sorse conglobando il vecchio che continuava ad essere usato per le funzioni e solo al termine fu demolito. Alla gara d’appalto parteciparono tre imprenditori e fu scelto il Tamiotti, perché dava maggiori garanzie, essendo il suocero capomastro del Sacro Monte. La posa delle prime pietre è documentata e risale all’11 maggio 1721. La chiesa fu consacrata l’11 novembre 1736 dal prevosto Giacomo Antonio Rondi, originario di Gattinara.
Come premessa all’intervento di Martina Rosa è stato fatto un quadro storico di Camasco, dove nacque il Penna, citando la bibliografia disponibile: un’opera del Sacerdote bornatese Don Carlo Mazzone, arciprete del paese dal 1920 al 1940: “Camasco Divagazioni Storiche ed Artistiche”, pubblicata nel 1914, ripresa ed ampliata da Padre Eugenio Manni nei Campanili della Valsesia e nei preziosi dattiloscritti conservati in Biblioteca a Varallo. Nel 2019 Annita Guglielmina Squaratti, camaschese per parte paterna, presente all’incontro serravallese, è autrice di: “Pascular…buscar…stramar. Piccola storia del Comune di Camasco” dalle origini al 1929, quando cessò di essere Comune autonomo.
Martina Rosa ha presentato il pittore e le opere documentate esistenti, tra le quali l’affresco della chiesa di San Martino, che raffigura nella cupola San Martino in gloria e nei quattro pennacchi gli Evangelisti, oggi purtroppo piuttosto rovinati dalle infiltrazioni di umidità.
Nel 2017 fu fatto un intervento di manutenzione straordinaria della copertura della chiesa e Andrea Musano, Direttore dei lavori, ne ha illustrato le varie fasi, in cui sono state riscoperte le antiche tecniche costruttive ed è stata mantenuta la travatura originale, ricordando alcuni originali ritrovamenti: i chiodi di legno (caviggie) utilizzati per fermare l’orditura, e le etichette di due vecchie scatole di fiammiferi. I reperti sono conservati al Museo e saranno inseriti in un percorso sulla chiesa. In occasione dell’intervento fu lanciata una raccolta fondi per avvicinare serravallesi e donatori alla chiesa di San Martino: “Una tegola per San Martino”, scegliendo come logo dell’iniziativa proprio il disegno del Vimnera.
L’interesse di Martina per il pittore era nato proprio da una segnalazione dell’architetto Musano sull’esistenza a Serravalle dell’opera del Penna, eseguita nell’agosto 1731: l’unica testimonianza ad affresco presente nella chiesa e anche l’ultima opera documentata del pittore, che morì a Roma intorno al 1740. L’attribuzione era giustificata da documenti dell’archivio parrocchiale segnalati da Davide Cerutti nel volume: La Parochiale antica di San Martino (2018). Carlo Penna sottoscrisse un documento di impegno con il Priore e i Fabbricieri, in cui si dichiarava che i soggetti che avrebbe dipinto, sarebbero stati conformi ai “disegni esibitici”.
Un accenno è stato fatto anche alle opere attribuite esistenti e alle opere documentate non rinvenute, non escludendo in futuro ulteriori ricerche sul pittore.
Al termine Andrea Musano ha ricordato come il filo conduttore degli incontri al Museo siano opere materiali e documenti che, attraverso la ricerca, vengono studiati e raccontati, rivitalizzandone la presenza all’interno del paese.
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