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A Piane tre lutti in pochi giorni

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La piccola Comunità di Piane è stata rattristata da ben tre lutti in pochi giorni: Celestino Vanetti, settantanovenne, da anni sofferente, si è spento nella sua casa sulla strada per “l Funtanin”, circondato dall’affetto dei famigliari: la moglie Giuliana, i figli Stefano e Alberto, con i nipoti e le rispettive famiglie.

In Regione Castorino è mancato Salvatore Pesce, ottantasette anni, conosciuto come Turi, marito di Gianna Baldi: persona riservata, da anni malato, pur soffrendo molto, non si lamentava mai e ha sempre cercato di dare conforto ai famigliari e alle persone che lo frequentavano.

Il grave evento, del tutto inatteso, è stato l’incidente in cui è morto Albino Bianchi, una persona allegra e piena di vita, che dopo la pensione si dedicava ai lavori in campagna con competenza ed entusiasmo. In gioventù era stato valente sciatore e alpinista, compagno di Tullio Vidoni, quindici anni fa aveva superato un adenocarcinoma polmonare, riappropriandosi con rinnovata energia di una vita attiva.

“E’ stata una grande disgrazia per tutta la nostra Comunità” commenta la moglie Patrizia: “Un pensiero accorato è rivolto a mio marito, che mi auguro non abbia sofferto, ma anche all’amico che era con lui e che ha riportato gravi lesioni e contusioni, ma soprattutto ha subito un forte trauma psicologico, che sarà difficile superare. Il nostro cane, Trudi, nel terribile incidente dovuto al ribaltamento del trattore, pur con una zampa fratturata, è rimasto a vegliare il corpo esanime del padrone fino all’arrivo dei soccorsi. Mio figlio Simone mi ha comunicato la morte di Albino con una telefonata in ospedale a Milano, dove avevo appena subito un difficile intervento chirurgico alla colonna vertebrale: è stato come se mi franasse il mondo addosso, ma avevo il dovere di reagire, per mio figlio e per mia madre Giovanna. Per fortuna una persona che era in visita all’ospedale mi è venuta incontro offrendosi di riaccompagnarmi immediatamente a casa, dopo che il Professor Debernardi, che mi aveva operato, ha firmato il foglio di dimissioni anticipate. Non ho potuto fare nulla, la tragedia si era consumata e il corpo di mio marito era stato ormai portato all’obitorio per essere sottoposto agli esami autoptici, ma tornare a casa significava essere una famiglia che unita affronta il dolore”.

Patrizia vuole ricordare Albino, il primogenito di una famiglia di undici fratelli e sorelle, originaria di Fobello, poi trasferitasi ad Arlezze, che da pochi giorni, il 27 gennaio, aveva festeggiato il suo settantreesimo compleanno, come una persona solare: “Spericolato non aveva paura di nulla, inguaribile ottimista, il Gastone della vita”, ma purtroppo, improvvisamente, poco distante da casa, si è scontrato con il suo destino per una assurda fatalità: “Resterà nei nostri cuori, e in coloro che lo hanno conosciuto, eternamente forte e giovane, con tanti progetti da realizzare che cercheremo di portare a termine come lui avrebbe voluto, perché anche nei momenti più tristi all’orizzonte si profila il sereno: Albino ce lo ha insegnato con la sua vita”.

Quando perdiamo qualcuno in modo così repentino, avvertiamo la nostra fragilità: il percorso della vita non è mai lineare, ma camminare insieme, stringersi accanto a chi soffre, è l’unico modo di dimostrare quella comune umanità che caratterizza fortemente il tessuto connettivo di un piccolo paese come il nostro, dove tutti si conoscono e nasce spontanea la condivisione di cui parla Cesare Pavese ne La luna e i falò: “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti».

 

Piera

 

Nella foto Albino Bianchi

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