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Ciau Sergio

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Un’epigrafe ti inchioda: fino all’ultimo vorresti esserti sbagliato, che quel nome e quel cognome siano solo frutto di un’omonimia, ma quel sorriso è proprio il suo, rimasto immutato lungo tutto il corso della vita: Sergio Negri, compagno d’infanzia a Battistetto, il mio luogo del cuore, dove ho trascorso giorni felici a casa della nonna Giulia. Sergio entrava con la sua biciclettina nella cucina della nonna, faceva il giro del tavolo e le diceva: “Giulia sun gnù devi al bundì” e spariva pigiando sui pedali. Sergio, Massimo, Flavio, Claudio, Alberto, Marco, erano alcuni dei bambini che giocavano ‘ntla cort: di sicuro Sergio era il più allegro e spensierato, sempre con in mano una fetta di torta, la sua mamma Maria era bravissima nel fare i dolci. Silvana, sorella di Sergio, era già una “signorina”, come mia cugina Giuliana (a quell’età basta un pugno d’anni per segnare la soglia tra fanciullezza e adolescenza). A Grignasco c’è una definizione intraducibile: “bunacc”, che riassume un carattere buono, senza malizie, ottimista, Sergio era così.

Passano gli anni, ognuno imbocca la propria strada, ma il Sergio era rimasto lì, in quella bella casa con gli archi, si era sposato con Sandra, un’elegante signora di Borgosesia, ebbero una figlia, Laura, che ho visto per la prima volta oggi al funerale, gli occhi pieni di lacrime, mentre stringeva al cuore il cappello da Alpino del suo Papà. Sergio non poteva che essere un Alpino, era membro del Direttivo, partecipava intensamente a tutte le attività di Grignasco, e, come ha ricordato Don Enrico, quest’estate spesso si alternava in cucina per cucinare per i bambini della Colonia. Non si tirava mai indietro e al suo funerale c’erano proprio tutti, con gli occhi lucidi e il cuore pesante. Gli Alpini con il gagliardetto e le bandiere abbrunate, hanno risposto con voce ferma a quell’ultimo appello, Negri Sergio: Presente!, perché davvero lui è qui con noi e per noi.

Faceva un mestiere antico, che fu di tanti nostri emigranti, che si fecero onore all’estero: il gessatore, plâtrier. Gli è stato concesso un breve volgere di anni, ma resterà così: giovane, allegro, sorridente, la morte non lo ha nemmeno scalfito.

A maggio, su par la Mugèta, sbocceranno i mughetti, tanti, bianchi, profumati, quelli che la mamma Maria raccoglieva a mazzi, e oggi, quando la bara è uscita portata a spalle degli Alpini e il carro si è avviato tristemente verso il cancello del cimitero, per un attimo ho sentito quel profumo aleggiare, ciau Sergio.

Piera Mazzone

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